Da Washington, intanto

Editoriale depresso di Holden Thorp, il direttore di Science. “La recente ondata di decisioni sbagliate della Corte [suprema] si fa beffa dei fatti scientifici.”

La Corte suprema fino al 30.6.2022 (in ottobre S. Breyer sarà sostituito da K Brown Jackson),
foto US gov./public domain

E dei fatti tout court. A maggioranza, i giudici dicono di averle fondate

  • sulla fedeltà a un documento scritto da proprietari di schiavi che non avevano idea di cosa fossero le armi automatiche e non pensavano nemmeno che le donne dovessero partecipare al governo.

E siccome scrivevano nel 1787-1788, non conoscevano la Teoria analitica del calore di Fourier:

  • La decisione sull’Environmental Protection Agency (EPA) è un duro colpo per le scienze ambientali. Ha annullato l’attuazione di un piano del tutto ragionevole che ha consentito all’agenzia di regolare le emissioni di gas serra dalle centrali elettriche esistenti. La corte ha obiettato al fatto che il piano avrebbe spostato la produzione dal carbone al gas naturale. A quanto pare, non sono riusciti a trovare alcun supporto nella Costituzione per la regolamentazione ambientale. 

Quando conviene al partito repubblicano che li ha nominati, sei giudici – di cui cinque cattolici bigotti – diventano “originalisti“. Abrogano i diritti e doveri perché non sarebbero contemplati nella Costituzione e nei suoi emendamenti, così come preferiscono interpretarli reinventando il passato, il presente e le intenzioni dei “Padri fondatori” per farle diventare unanimi e costanti.

(Non lo erano, basti pensare alle risse tra Madison e Hamilton sul Federalist).

Nonostante le leggi confermate dalla Corte suprema che limitano il diritto di voto negli stati governati da repubblicani, i democratici riescono ancora a vincere qualche elezione. E addirittura a governare quando la “filibusta” repubblicana non richiede una maggioranza di 60 voti al Senato per approvare una legge.

L’altro ieri Joe Manchin, il senatore della West Virginia che tiene famiglia con miniere di carbone e finanziato da Big Oil, Gas & Coal, ha detto che voterà una proposta di legge (riassunto) per ridurre l’inflazione, nonché i danni dei cambiamenti climatici.

Senza disincentivare il consumo di fossili, of course. Le reazioni vanno da “esultanti a dubbiose”, scrive David Malakoff di Science, in una rassegna di pareri più bicchiere mezzo vuoto che mezzo pieno.

Ma il Guardian resta ottimista:

  • Gli Stati Uniti sono la più grande economia del mondo, il secondo più grande inquinatore di carbonio e una superpotenza diplomatica e militare. La sua incapacità, finora, di agire in modo significativo sulla crisi climatica ha limitato gli sforzi globali e quindi questa legislazione, se approvata, potrebbe rivelarsi una “svolta storica”, come ha affermato Al Gore, l’ex vicepresidente degli Stati Uniti.

“Se approvata”, se i trumpisti non ottengono la maggioranza al Congresso con elezioni di novembre, se la Corte suprema non decide di nuovo che ridurre le emissioni di gas serra è incostituzionale.

Fa un po’ impressione che sei giudici e un singolo senatore abbiano tanto potere. E proprio mentre qui tutti i partiti in Parlamento meno la Lega si dicono “atlantisti”.

Marais poitevin, riserva nazionale, Vandea. Foto Ji-Elle/CC
O’s digest del venerdì

Due paper di Science in open access:

  • la dottoranda – bravo! – Emma Lavaut et al. hanno scoperto che la Gracilaria gracilis, un’alga rossa, fa trasportare i propri gameti alle anime gemelle dall’Idotea balthica, una sorta di gamberetto (dalle foto) dei fondali marini. Un sistema di fecondazione assistita molto più efficace di quello delle alghe che affidano i gameti al caso, dicono e ci credo. “Un’impollinazione” prima che esistessero le piante produttrici di polline, commentano Jeff Ollerton e Zong-Xin Ren che non se l’aspettavano.
  • Gli acquitrini degli estuari (ital? tidal marshes – fr. marais maritimes – cf. commento di zoomx) trattengono i sedimenti e fanno da spugna contro le alluvioni e le maree atlantiche, come il Marais poitevin (foto sopra), incantevole anche d’inverno. Nel loro modello basato su come se la cavano per adesso, il tasso di subsidenza dei sedimenti e l’innalzamento del livello del mare simulato dai modelli climatici, scrivono Neil Saintilan e decine di autori, cominciano ad affondare e non proteggono più niente.

Su Science Advances sono usciti due paper sui modelli dell’insieme detto CMIP6

  • uno riguarda la simulazione dell’amplificazione artica,
  • l’altro la riduzione della banchisa causata dagli incendi con l’integrazione di un modello fatto apposta,

ma non li ho ancora letti.

Dall’Economist, un articolo che vale anche per l’Italia secondo me

E negli shorts di Leonid Schneider ci sono un po’ di italiani dai gel problematici.

4 pensieri riguardo “Da Washington, intanto

    1. grazie zoomx, ho corretto il link – anche per i suggerimenti.
      Palude (uguale in francese) si dice swamp, una zona melmosa e piatta, mentre nei vari marais poitevins ci sono dislivelli, salici, meli, castani, ortaggi. Somigliano a foreste pluviali – coltivate da millenni. Nel loro caso non va bene né estuario né delta, penso: stanno attorno a due affluenti della Loira (les Deux Sèvres, delle “rivières” non dei “fleuves”).
      Be’ almeno ci abbiamo provato…

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  1. Il paper sull’amplificazione artica si concentra tuttavia soprattutto sulla componente oceanica del fenomeno nei CMIP6. L’amplificazione artica ha i ben più famosi risvolti atmosferici, associati cmq all’anomalia oceanica in loco ma pure all’effetto albedo ridotto e alle connessioni a distanza (stato del Pacifico in primis).

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