Motivazione del premio Nobel per la medicina e la fisiologia, in realtà per l’antropologia, la paleontologia e la paleogenetica (link aggiunti):
- Con ricerche pionieristiche, Svante Pääbo ha realizzato qualcosa di apparentemente impossibile: sequenziare il genoma di Neanderthal, un parente estinto degli esseri umani di oggi. Ha anche fatto la sensazionale scoperta di un Denisova, un ominide precedentemente sconosciuto. È importante sottolineare che Pääbo ha anche scoperto che il trasferimento genico era avvenuto da questi ominidi ora estinti all’Homo sapiens in seguito alla migrazione dall’Africa circa 70.000 anni fa. Questo antico flusso di geni negli esseri umani odierni ha rilevanza fisiologica oggi, per esempio influenzano il modo in cui il nostro sistema immunitario reagisce alle infezioni.
(Di padre in figlio…)

L’articolo di Nature cita il genetista delle popolazioni David Reich, “da tempo un suo collaboratore” – forse si aspettava di condividere il premio? – e definisce la paleogenetica “un campo ferocemente competitivo”. E’ stata fondata da Pääbo durante il suo dottorato e, ufficialmente, in un paper del 1985 con il sequenziamento del Dna di mummie egizie.
Anche se le sequenze erano contaminate con Dna umano attuale, come ricorda oggi Science.
Per un autoritratto da Indiana Jones, rimando a “L’uomo di Neanderthal. Alla ricerca dei genomi perduti”, Einaudi 2014, ben tradotto da Daniele Gewurz. Per uno meno hollywoodiano, all’intervista di PLoS Genetics nel 2008 quando l’intervistato era già “in odore” di Nobel.
Aggiungo solo che certe inferenze di Pääbo sono contestate. E che trattava male i suoi giovani collaboratori al Max Planck – anche se questa è un’altra storia.