Il declino

Papers and patents are becoming less disruptive over time” è una ricerca in sociologia della scienza davvero notevole. Non so quanto sarà dirompente, ma promette bene: è in copertina di Nature e in open access pur essendo la prima pubblicazione di Michael Park, un dottorando, del giovane assistente Russell Funk e di Erin Leahy, una prof. più affermata, nessuno dei quali in un’università “prestigiose”.

Con l’armamentario di Big Data Analytics, hanno cercato di quantificare le innovazioni dirompenti presenti o meno in 45 milioni di paper e 3,9 milioni di brevetti americani pubblicati rispettivamente nel 1945-2010 e nel 1976-2020.

Utilizzano principalmente un indice “dinamico” delle citazioni, la frequenza di verbi chiave come “creare”, “scoprire”, “produrre” rispetto ai più modesti “migliorare”, “accrescere” o “rafforzare”. Per non identificare una tendenza prevalentemente biomed, hanno attribuito un peso a singole discipline e sotto-discipline in base alla loro densità nelle riviste generaliste, e un criterio di qualità confermato dall’uscita su Nature, Science e PNAS, generaliste anch’esse.

Segue un lavoro gigantesco per suddividere un oceano di dati in rivoli da interpretare e variabili da controllare: gruppi di ricerca, singoli autori, “pratiche” anche editoriali, varietà delle discipline citate in bibliografia (un indice di creatività) ecc. – come si vede dagli Extended Data nei materiali supplementari.

E’ il primo paper del suo genere, quindi mentre si legge vengono in mente contro-esempi e s’accendono domande come lampadine. Perché accorpare paper e brevetti (perché solo americani?) quando in quasi 80 anni il sistema di produzione della ricerca e delle pubblicazioni è passato da artigianale a industriale?

E gli addetti da decine di miglia a una decina di milioni? E…

Come si accorpano centinaia di discipline e sotto-discipline (“domains”) in “scienze sociali”, “scienze fisiche”, “tecnologia” e “scienze della vita-biomediche”? In quale categoria mettere geografia umana, ecologia (e altre scienze dei sistemi complessi), cognizione animale o economia sperimentale?

Matematica niente?

E le cause e i rimedi – la parte meno originale, trovo – valgono per tutte?

Quanto è affidabile un indice dinamico che correla citazioni, scienza dirompente e sviluppo tecnologico?

Quando giudizio di qualità equivale quantità di citazioni e statistiche frequentiste sono sempre un po’ perplessa, ma non faccio testo. Meglio la peer-review – il parere del secondo revisore e la risposta degli autori soprattutto – o la recensione di Max Kozlov:

  • Trovare una spiegazione per il declino non sarà facile, dice [John] Walsh. Anche se la percentuale di ricerche dirompenti è diminuita in modo significativo tra il 1945 e il 2010, il numero di studi altamente dirompenti è rimasto pressoché invariato. Il tasso di declino è sconcertante: gli indici CD sono calati bruscamente dal 1945 al 1970, e gradualmente dalla fine degli anni ’90… Qualunque sia la spiegazione, deve tener conto della stabilità (levelling) dal 2000 in poi.

e quella di Jeff Hecht (semmai aggiungo).

Sempre su Nature sono in tema i “commenti” per il bicentenario di Albert Russel Wallace. Illustrano come mai la sua scienza non è riuscita a diventare dirompente e quella di Darwin sì:

3 pensieri riguardo “Il declino

  1. Io direi invece che la spiegazione è molto semplice e sta nella frase ” il numero di studi altamente dirompenti è rimasto pressoché invariato.” Questo vuol dire che sono aumentate le pubblicazioni non dirompenti e routinarie, ma per sapere questo non c’era bisogno di statistiche sofisticate. E’ sotto gli occhi di chiunque lavori nella scienza che c’è un incentivo sempre crescente ad aumentare la produttività perché da questa dipendono le carriere, i finanziamenti etc etc. Quindi se bisogna pubblicare si pubblicherà tutto quello che esce fuori, dirompente o meno che sia. Quindi anche se la percentuale di lavori dirompenti diminuisce, questo non vuol dire che non si fanno più scoperte interessanti, ma che si pubblicano anche quelle che non lo sono. Un titolo più corretto dell’articolo sarebbe stato: “Useless publications grow”.

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    1. Sono d’accordo con lei sulla spiegazione, è anche quella degli autori, ma il loro indice DC non distingue tra pubblicazioni utili e inutili e e nemmeno su dirompenti o non dirompenti.

      Per far un esempio di “priorità” della scoperta e quindi di validità dei brevetti, la tecnica CRISPR-Cas per modificare il genoma di eucarioti è dirompente. Ma qual è il paper dirompente nella sequenza che va dalla sua descrizione nei procarioti all’applicazione negli eucarioti?

      https://www.broadinstitute.org/what-broad/areas-focus/project-spotlight/crispr-timeline

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