Crediti azoto

“Letale, sporca, indispensabile: l’industria dell’azoto ha cambiato il mondo. Distrugge ecosistemi, fa sì che milioni muoiano in guerra e previene milioni di morti per fame.” (Titolo e sottotitolo di un bel saggio storico-scientifico dell’Economist, da far girare nelle Ong.)

Su Nature, in

Baojing Gu et al. propongono un “pacchetto di 11 soluzioni” che riduce la distruzione degli ecosistemi causata da fertilizzanti azotati indispensabili. Quasi tutti gli autori lo dicono da decenni senza essere ascoltati anche se è un’ovvietà: conviene a tutti usarne meno e usarli meglio.

Oggi circa metà dei fertilizzanti viene dispersa nell’ambiente, inquina i terreni, l’acqua e l’aria, contribuendo a una serie di patologie, ai cambiamenti climatici e alla perdita di biodiversità. Dopo “1.521 osservazioni sul campo in [quasi] tutto il mondo” compiute negli ultimi 20 anni, Baojing Gu e colleghi in Cina, Australia, Austria, Paesi Bassi, Germania e UK identificano misure efficaci (aumentano le rese) di “mitigazione dell’azoto”, da adattare al contesto locale.

In breve: “fertilizzanti dall’efficienza accresciuta” (EEF di nuova generazione, con additivi, a rilascio lento ecc.), da applicare nella giusta quantità al momento e al posto giusto, nuove varietà (cultivar), un’irrigazione mirata e parsimoniosa, leguminose in rotazione per conservare azoto nel suolo.

Se fossero adottate costerebbero 19 ± 5 miliardi di dollari/anno, ma

  • consentirebbero di aumentare di 17 ± 3 tonnellate l’azoto nelle colture (+ 20%), ridurre di 22 ± 4 tonn. l’uso di fertilizzante azotato (- 21%) e di 26 ± 5 tonn. l’inquinamento ambientale da azoto (- 32%) ogni anno rispetto al 2015. Porterebbero a un beneficio sociale globale di 476 ± 123 miliardi di dollari USA per la filiera alimentare, la salute umana, gli ecosistemi e il clima.

Localmente però, costi e benefici variano dal 10 all’80% e gli agricoltori sarebbero i primi a rimetterci. Il mancato reddito andrebbe quindi compensato attraverso un sistema di crediti azoto (pubblicato due anni fa da alcuni autori). Idealmente, il sistema terrebbe conto delle diverse opportunità per inquinare meno e responsabilità per l’inquinamento lungo l’intera filiera, dalle piccole contadine ai consumatori e ai governi.

Sono idee da collegare agli obiettivi dello sviluppo sostenibile e di varie convenzioni Onu. Anche perché restano da stimare gli investimenti economici e politici a monte: educazione, ricerca, raccolta e diffusione tempestiva di informazioni affidabili – non solo meteo e non solo da fonti private! E per renderle eque, ci vorrebbe una serie di riforme: agrarie, flussi migratori, brevetti ecc. I benefici sociali per i quali lottano le Ong.

Commento entusiasta, e com. stampa dell’università di Wageningen.

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Da quest’anno l’O’s digest s’è un po’ spostata su Twitter

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