Il 1 luglio 2020, Birger Sørensen, Angus Dalgleish e Andres Susrud cercavano di pubblicare la “prova assoluta” che il Sars-Cov2 era stato ingegnerizzato in laboratorio. Per progettare il vaccino Biovacc-19 della loro Small Pharma, avevano studiato a fondo la famosa proteina spike e scoperto quello era sfuggito a tutte le Big Pharma del mondo:

- Lo spike ha sei inserti che sono impronte digitali uniche, con cinque tratti salienti ad indicare una manipolazione deliberata.
Sei amminoacidi con una carica positiva in cima dovevano essere stati infilati da qualcuno nello spike del coronavirus della Sars, perché in natura sarebbe impossibile. Oltretutto la loro sequenza genica ha sequenze corrispondenti nel genoma umano, un’affinità molto sospetta. Come se una sequenza così breve non si trovasse in quasi tutti i genomi.
- Refutiamo preventivamente l’obiezione che questa metodologia non risulta in una prova assoluta, osservando che fare un’affermazione simile significa travisare la logica scientifica.
Ah bé allora…
Dall’analisi di quattro progetti di ricerca sui coronavirus, pubblicati tra il 2008 e il 2018, e collegati a Zheng-Li Shi, una ricercatrice dell’Istituto di virologia di Wuhan, avevano pure dedotto
- come, dove, quando e da chi lo Spike aveva acquisito le proprie caratteristiche speciali.
Degna di Sherlock Holmes, la deduzione “ribaltava l’onere della prova”. Da quel momento toccava refutarla ai fautori di una trasmissione zoonotica,
- prima di asserire che le loro evidenze sono persuasive, tanto più che – come abbiamo dimostrato – le hanno usate facendo errori sconcertanti. Nell’articolo che accompagna questo […] esploreremo l’evidenza primaria usata per sostenere l’ipotesi del trasferimento zoonotico. Né in questo articolo né nel prossimo, speculiamo sul movente.
Rifiutato dalle riviste, l’articolo finì su un sito norvegese di notizie biomed e il prossimo rimase inedito. Così i fautori continuarono ad asserire che il coronavirus era molto probabilmente passato da un pipistrello a un pangolino o a un altro animale e da questo agli esseri umani. Anche se non era possibile escludere che fosse uscito da un laboratorio.
(Dopo il rifiuto del governo cinese, nel luglio scorso, di condividere le analisi svolte sui primi 147 pazienti e altri dati importanti, la probabilità di un “lab-leak” è un po’ aumentata.)
Del vaccino Biovacc-19 che Dalgleish et al. avevano annunciato il 30 maggio 2020 sulla Quarterly Review of Biophysics – Discovery non si è più saputo niente.
Ma la settimana scorsa, il Potus ha chiesto ai servizi di sicurezza di indagare per altri tre mesi sull’origine del virus, e Sørensen e Dalgleish si son fatti intervistare dal Daily Mail – un giornale che campa di bufale, detto il Daily Fail – al quale hanno dato una bozza, in via di pubblicazione sulla QRB, molto simile a quella del 1 luglio 2020, e un riassunto dei punti chiave.
Il tono è un po’ più complottistico; una tabella riassume gli accessi a GenBank con i risultati delle ricerche segrete svolte in Cina e in USA tra il 2002 e il 2019 sui coronavirus; gli amminoacidi inseriti apposta nello spike sono sempre 6, di cui 4 attaccati l’uno all’altro per farlo attraccare alla membrana delle nostre cellule. (E’ un tipo di esperimento detto “gain of function”, vietato in molti paesi, in USA Trump ha eliminato il divieto decretato dal governo Obama).
- “Le leggi della fisica significano che non ci possono essere quattro amminoacidi a carica positiva in fila. L’unico modo per averli è di fabbricare artificialmente il virus.” dice Dalgleish
Da un anno (o meglio da quando militava nell’UPIK di Nigel Farage) è chiaro che Dalgleish sragiona. Al punto di credere che un virus non sia fatto di atomi e quindi violi le “leggi della fisica”? E i manufatti artificiali pure? Non sarà un inserto fabbricato artificialmente dal Daily Fail?
In natura, quelle molecole stanno in fila sugli spike di tutti i betacoronavirus noti fin qui.
Questa sarebbe una citazione dal nuovo paper:
- “Ci si aspetterebbe che una pandemia da virus naturale [sic, “a natural virus pandemic”] muti gradualmente e diventi più infettiva ma meno patogena, è questo che molti si aspettavano con la pandemia da Covid-19, e che non sembra essere successo,’ hanno scritto gli scienziati.
La mutazione della pandemia sarà un refuso fabbricato dal Daily Fail?
Tutti si aspettavano che il virus mutasse, ovviamente, ma nessuno prevedeva che, nel giro di pochi mesi, le mutazioni sarebbero state graduali o meno pericolose. Un anno fa, nessuno sapeva – per esempio – che la variante indiana avrebbe reso i malati di covid, soprattutto se diabetici, vulnerabili a un fungo letale.
Va anche detto che identificare l’origine di una zoonosi è necessario, ma non è una passeggiata. Quello della Sars è passato dai pipistrelli agli zibetti, ma a 18 anni dell’epidemia non è ancora chiaro se gli zibetti lo abbiano trasmesso all’uomo.
Su Open, Juanne Pili fa un ottimo fact-checking dall’inizio. Forse è riuscito a vaccinare gran parte dei colleghi perché mi sembra che alle bufale di Dalgleish abbia abboccato solo Il Messaggero.