“Se scrivo di questo studio, si penserà che lo prendo in giro,” mi dice Leonid Schneider, “ma sembra molto interessante.” Ci sono autori italiani, non è che sul mio blog? Vado a dare un’occhiata un po’ diffidente, sulle riviste Frontiers basta pagare…

C’era una volta un’etnobotanista chiamata Cassandra Quave, che aveva raccolto scritti e testimonianze orali sull’uso di alcune piante nella farmacopea (e nella cosmesi) tradizionale del Meridione. Le foglie di castagno, aveva notato, venivano bollite e usate in compresse per curare “ferite purulenti, scottature, eruzioni cutanee”.
Sapeva che impedivano ai tremendi stafilococchi aurei – ormai resistenti a quasi tutti gli antibiotici, perfino alla meticillina, da qui l’acronimo MRSA – di comunicare tra loro, orientarsi, formare pellicole (quorum sensing), addensarsi e diventare ancora più virulenti.
Ma nella foglia che cosa, di preciso, aveva quell’effetto?
Tra il 2012 e il 2014, in tarda primavera aveva raccolto foglie di castagni selvatici attorno a Rionero-Alto Bradano, in Basilicata, per cercare di isolarne i principi attivi.
Ce n’erano tantissimi, ma un estratto – detto 224C-F2 – danneggiava l’MRSA in vitro, e fermava l’infezione cutanea dei topi senza essere tossico per le cellule epiteliali.
Però l’estratto era un cocktail. La molecola benefica qual era? Come funzionava? Era efficace contro tutti i ceppi di MRSA? Per isolarla (e poi cristallizzarla, radiografarla, descriverne la conformazione e quindi le proprietà, testarla ecc.) serviva un’apparecchiatura da decine di migliaia di dollari, che l’università Emory di Atlanta non poteva permettersi.
Ghe pensi mi, avrebbe detto il ricercatore Marco Caputo – il marito di Cassandra – se fosse stato lombardo. Con 500 dollari, il software Lego Mindstorms che i ragazzini usano per costruire robot e roba comprata al bricocenter, ha inventato un cromatografo “separatore” hi-fi e su misura per il liquido spremuto dalle foglie: il Lego Mindstorms Fraction Collector.

Niente brevetto, chi vuol farsene uno in casa trova qui le istruzioni. (E i paper precedenti del gruppo sono nella bibliografia – nota.)
I composti separati più promettenti erano dei triterpenoidi cicloartani. Se lo aspettavano, è una categoria vastissima e parecchio studiata. Altro giro di separazioni, esperimenti in vitro, sulla pancia rasata di conigli e finalmente hanno identificato la molecola che curava l’infezione più in fretta, con la dose più bassa, lasciando la pelle come nuova: la Castaneroxy A, un triterpenoide cicloartano mai visto prima, e un farmaco contro le infezioni dello S. aureus maledetto.
Nota
Sono complicati e di una pignoleria quasi maniacale, ma si può anche saltare la parte sperimentale e leggere solo quella etnobotanica. Così si scopre che il castagno faceva parte della medicina tradizionale non solo nel Meridione e che nel 1554, Pietro Andrea Mattioli spiegava come trasformare le castagne in un afrodisiaco.
Molto interessante davvero. Vien da chiedersi quali altri piante dell’antica farmacopea potremmo trovare utili.
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Perché castano e non castagno?
Perché il castano (Castanospermum australe ) esiste pure ma è di origine australiana e non credo si parli di quello.
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ho sbaliato l’itagliano, grazie zoomxx
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