La transizione ecologica? “Confermo, potrebbe essere un bagno di sangue,” risponde l’ineffabile ministro Cingolani a La Stampa a proposito di una sua frase citata da Beppe Grillo. In confronto la crisi climatica e ambientale in corso sembrava un pranzo di gala, quindi ha provato a correggere il tiro:
- bisogna fare cambiamenti radicali che hanno un prezzo. Di conseguenza dovremo far pagare molto la CO2 con conseguenze, ad esempio sulla bolletta elettrica.
Bravo. E’ il modo più rapido per dissanguare l’ENI. In questi giorni di condizionatori a manetta e aumenti della bolletta, aggiungerci quello della CO2 da combustibili fossili è un buon motivo per farci comprare elettricità da fonti che non emettono CO2.
Ma no! Voleva solo terrorizzare l’utenza ripetendo il mantra di BigOil & Co. e dell’Istituto Bruno Leoni, diranno i criticoni.
Ah sì?
Allora dovrebbe leggere i sunti per decisori degli ultimi rapporti su clima, biodiversità, oceani e criosfera, uso dei suoli e vittime dell’inquinamento dell’aria. Forse capirebbe come mai quel “prezzo” non è un costo, ma un investimento.
Anche conservare il metano da trivellazione e fracking invece di sprecarlo ha un “prezzo”, ma è un investimento.
Su Science Advances, Itziar Irakulis-Loitxate e un gruppone internazionale hanno usato i rilevamenti del satellite europeo Sentinel 5P, del Prisma italiano e di uno cinese per identificare chi tra maggio 2019 e febbraio 2020 buttava o bruciava il metano in una piccola propaggine del bacino Permiano, nel Delaware, e al suo centro; nei Four Corners tra Colorado, Utah, New Mexico e Arizona.
- We find an unexpectedly large number of extreme point sources (37 plumes with emission rates >500 kg hour−1), which account for a range between 31 and 53% of the estimated emissions in the sampled area. Our analysis reveals that new facilities are major emitters in the area, often due to inefficient flaring operations (20% of detections).
Nell’agosto 2019, Trump ha abolito i limiti alle emissioni di metano, come aveva promesso in campagna elettorale. Sono stati ristabiliti per legge dal Congresso il 28 aprile scorso.
In proporzione, lo spreco peggiore avviene nel Delaware e le emissioni sono più di quelle stimate finora, rif. i risultati di una ricerca uscita l’anno scorso che riguardava una parte del Texas e del New Mexico.
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Yasmine Soulimi et al. descrivono su Current Biology – in open access – possibili tracce di un’epidemia da coronavirus avvenuta prima di 20 mila anni fa nelle varianti di alcuni geni di abitanti del sud-est asiatico. Brontolo spesso contro i GenomeWide Association Studies (GWAS), ma questa volta i limiti dell’associazione sono spiegati proprio bene.
Su Nature, il paper di Agnes Mwakingwe-Omari et al. su due candidati vaccini anti-malaria con plasmodio “vivo” efficaci all’87,5% contro quel ceppo e al 77,8% contro uno diverso in un piccolo trial “pilota”, non è in open access. Però è gratis l’ottimo articolo di Heidi Ledford su questi e altri in preparazione. Aggiungo solo che i candidati di Mwakingwe-Omari et al. richiedono tre iniezioni in tre mesi e, per ora, la somministrazione di farmaci per sopprimere i sintomi della malaria.
Però tre mesi fa, quello efficace al 77% in un trial con 450 bambini in Burkina Faso mi sembrava una bella sorpresa.