Meglio tardi ecc., Science dedica uno “special” alla disinformazione su Twitter, agli scienziati che cercano di contrastarla o a volte la producono, e ai vantaggi e svantaggi di diffondere subito risultati e paper.

PLoS SciComm, 15 aprile 2020
Quasi tutti gli articoli sono in open access, la traduzione di Google è adeguata, segnalo brevemente
- “Inside the vortex” fa da introduzione, ma stranamente non è in open access. Martin Eisenrink ricorda che la disinformazione, gli insulti e le minacce di morte “non sono un fenomeno nuovo – ‘We feel your pain’, dice il climatologo Michael Mann alle nuove vittime – ma la pandemia e il clima iper-polarizzato di oggi ha peggiorato le cose”;
- “Detecting bullshit” di Kai Kupferschmidt è insieme un profilo di Carl Bergstrom, autore con Jevin West del saggio Calling Bullshit, e una rassegna di ricerche sul tema legate alla pandemia;
- “In the line of fire” di Cathleen O’Grady riassume i risultati di un sondaggio fra ricercatori sugli “abusi” subiti, e le loro conseguenze non solo negli Stati Uniti. Aggiunge un elenco delle organizzazioni che in USA aiutano le vittime di aggressioni.
- “Riding the Twitter wave” di Jeff Brainard è una rassegna delle ricerche e un sunto di esperienze positive e negative che si conclude con brevi istruzioni per l’uso, riprodotte pure qui (queste sono più circostanziate, altre al link sotto il grafico).
Non fanno parte dello speciale, ma c’entrano:
- “‘Russians must know it’s a lie.’ Ukrainian bat research spun into a false tale of bioweapons” di Andrew Curry racconta come la patologa veterinaria Cornelia Silaghi ha scoperto il 10 marzo di coordinare la produzione armi biologiche in un laboratorio di Kharkiv. Secondo Vladimir Putin di lab così “in Ucraina ce ne sarebbero decine che fanno esperimenti con coronavirus, antrace e colera sotto la direzione e con i fondi del Pentagono”;
- nell’editoriale, David Asai et al. trovano desolante che “un’ampia frazione degli americani” rifiutino di vaccinarsi contro il covid. “Questa reazione riflette uno scioccante fallimento della scienza nel produrre cittadini che capiscono e rispettano l’evidenza scientifica e chiede di ripensare gli scopi dell’educazione scientifica”. (Lo sento ripetere da 50 anni…)
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E se non basta la guerra a deprimerci, al venerdì escono anche gli Schneider Shorts.