Scoprite, mettiamo, un trematode o un altro verme di cui faremmo volentieri a meno. Prima di pubblicarne la descrizione su una rivista, dovete decidere come chiamarlo.
Procedura complessa e delicata. Per semplificarla, mettiamo che sia del genere Fasciola, così il primo termine è sistemato. Per l’aggettivo che connota la specie, avete molte scelte: una caratteristica della sua morfologia; il genere degli ospiti che infetta o di un ospite intermedio; la località del ritrovamento; l’organo infettato negli esseri umani (hepatica o intestinalis rischia essere già attribuito) ecc.
Sono scelte ideali perché forniscono un’informazione “specifica”. Per tradizione sono ben accetti anche gli omaggi a parassitologi famosi. Per esempio, il copepode Bobkabata kabatabobbus onora lo scienziato polacco-canadese Zbigniew (“Bob” per gli amici) Kabata.
La tradizione non è più quella di una volta, signori miei, scrivono Robert Poulin e due colleghi anch’essi dell’università neozelandese di Otago, sui Proceedings of the Royal Society B. Guardate la figura 1:

L’hanno verificato, almeno per quanto riguarda le 2891 specie di nematodi, cestodi, trematodi, platelminti e acantocefali, descritte tra il 2000 e il 2020 nelle principali riviste della loro disciplina:
- Acta Parasitologica, Comparative Parasitology, Folia Parasitologica, Journal of Helminthology, Journal of Parasitology, Parasitology International, Parasitology Research e Systematic Parasitology.
Quante…
Hanno classificato i risultati in cinque categorie: morfologia, ospite, località, scienziato eminente e “nominato in base ad altro”. Quest’ultima si divide in scelte
- che onorano un prossimo dell’autore (due sottocategorie: spos*, genitore/trice, figli*, altr* parente, animale da compagnia oppure mentore o sostenitore/trice personale dell’autore) e quelle che non lo fanno (tutte le altre sottocategorie)
Ogni phylum ha le sue idiosincrasie, ma in tutti e cinque dal 2000 la differenza nel numero di specie per categoria non è significativa e aumentano le specie “nominate in base ad altro”.
La categoria “scienziato eminente” resta molto tradizionale:
- sul totale di 596 specie parassite, 111 (18,6%) avevano ricevuto il nome di scienziate (figura 2 [sotto]). Questa proporzione è rimasta stabile negli ultimi due decenni e non variava significativamente nei taxa dei parassiti e degli ospiti.

Per rimediare a scelte discriminatorie e improvvide, suggeriscono di
- mirare all’inclusività di genere, etnia e ogni altro aspetto della diversità umana, non dimenticare i tassonomisti e “non immortalare” la stessa persona più di due o tre volte;
- attribuire con molta prudenza a una nuova specie il nome di celebrità quali politici, atleti o artisti. O escluderlo a priori: da un lato non sono eroi per tutt* quant*, dall’altro tendono cadere in disgrazia come succede perfino a qualche “eminente scienziato”;
- evitare gli omaggi a parenti e amici senza alcun legame con la specie scoperta. Ricorda troppo “il nepotismo e il clientelismo praticati in altri ambienti”.
Gli altri ambienti non vengono precisati, ma conoscendo quello politico, atletico, artistico e universitario…
Dal canto suo, l’oca s. suggerisce di leggere i Proc. Royal Soc. B. quando l’attualità – scientifica compresa, 2 link e altri a richiesta – è opprimente. Ci sono sempre novità per le socie e i soci del Drosophila melanogaster‘s Genetics & Neuroscience Fan Club, e bestiole dai “nomi memorabili” come il Bobkabata kabatabobbus per tutt*.
Come battezzare un parassita, un altro verme di cui fare volentieri a meno?
È semplice, va battezzato COYAUD…
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Ne sarei onorata, ma è troppo tardi, Luca Petronio a.k.a. Ruggero Santilli a.k.a. il genio di Capracotta. Il mio cognome è stato dato a un bellissimo e utilissimo buprestide verde metallizzato
https://archivio.ocasapiens.org/index.php/2008/11/25/vi-presento-il-mio-figlioccio/
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