L’editoria scientifica imbroglia

Sono scandalizzata! Marwan Ali Albahar, dell’università Umm Al Qura in Arabia saudita, ha pagato $2.300 dollari per riciclare un testo rubato su Computational Intelligence and Neuroscience di Hindawi.

E’ professore assistente, direi che per lui son noccioline. Però dieci anni fa le riviste Hindawi fatturavano $50-100 per quel servizio. Ora che sono dieci volte più numerose, e si sono moltiplicate come conigli anche quelle di editori “prestigiosi” come Elsevier, Springer-Nature, Wiley et al., un aumento così è da imbroglioni.

Dove sono i difensori del libero mercato, i garanti della concorrenza e i paladini del capitalismo?

Gli editori predoniTM a volte scompaiono insieme alla refurtiva, e non c’è modo di recuperarla. Hindawi ha ritrattato “Contrast and Synthetic Multiexposure Fusion for Image Enhancement“, l’autore è libero di collocarla altrove. Marwan Ali Albahar ha chiesto il rimborso del servizio non prestato, ma l’editore ha risposto ciccia. Scandalizzato pure lui, a Retraction Watch ha detto:

  • non pubblicherò mai più niente con loro.

E’ già un buon cliente di Doby Press, un editore bulgaro che pubblica solo l’indice delle proprie riviste e accanto al titolo del paper archivia un pdf in cambio di 10 euro.

Neanche mezza nocciolina.

Da quello che so, gli editori “prestigiosi” non rimborsano le ritrattazioni. Semmai propongono agli autori di ripubblicarle in un libro se garantiscono l’acquisto di tot copie, evitando così querele e spese legali. Alcuni ci lucrano facendo pagare per leggere i motivi della propria decisione (Teixeira da Silva ce l’ha anche con gli editori predoni).

h/t Elisabeth Bik

Sembra diffondersi l’usanza di far pagare ai lettori lo stesso prezzo per un paper e il suo errata corrige. Ci ha provato anche Wiley – per sbaglio, dice – ma Elisabeth Bik sembra riuscita a farlo smettere.

Il titolo della rivista mi ha ricordato che Smut Clyde mi aveva segnalato lo studio di ricercatori cinesi sul tumore alla prostata delle donne nella European Review for Medical and Pharmacological Sciences. La rivista è un prodotto della casa editrice Verduci – complimenti, signora – che nemmeno i suoi redattori leggono, ora diretto da Camillo Ricordi, il sostenitore della truffa Stamina.

L’anno scorso Elisabeth Bik diceva di aver trovato centinaia di falsificazioni, e ne aveva informato la redazione. Risultato: senza avvisare i lettori, la redazione ha pubblicato dei pdf in cui i falsi peggiori erano stati modificati, maldestramente e non si sa da chi, senza avvisare i lettori della “correzione”.

Niente di insolito sennonché l’allora direttore Antonio Gasbarrini dell’università cattolica del Sacro Cuore e A. V. Greco della ditta Verduci avevano scritto un editoriale intitolato “Le bugie hanno le gambe corte“. Ringraziavano Elisabeth Bik del suo lavoro “cruciale”, annunciavano 65 ritrattazioni, promettevano di esaminare altri paper dubbi e concludevano:

  • Disapproviamo fermamente qualunque manipolazione dei dati e ringraziamo di nuovo Elisabeth Bik per la sua preziosa attività che avrà benefici reali per l’intera comunità scientifica.

A differenza di un’attività che gonfia il cv di un centinaio di amici e beneficia paperivendoli cinesi?

*

Scrivo da anni che l’editoria scientifica è un business sporco, mica mi scandalizzo adesso. In realtà sono incavolata perché ho letto

  • il paper del Lancet con la stima delle vite salvate da vaccini contro il covid nei paesi che li avevano accaparrati, e il commento;
  • su Nature l’articolo di Giulia Guglielmi sulla mortalità da covid nei paesi poveri quasi doppia rispetto a quella dei paesi ricchi ancora prima dei vaccini, stando a questo paper del BMJ Global Health (ultimo autore il bravo nettascienza Health Nerd).

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