Ma le termiti ci saranno grate. Tre anni fa su Science, Jean-François Bastin et al. stimavano che un trilione di alberi piantati su 1,7 miliardi di ettari assorbirebbero tanta CO2 da salvarci dalla crisi climatica. Poche settimane dopo il loro paper era criticato, sempre su Science, per mancanza di realismo.

Mappa di Deborah Goffner et al. Regional Environmental Change 9 marzo 2019
Però è stato utile. Da allora infatti escono ricerche che provano a calcolare la cattura netta del carbonio – teorica, in assenza di incendi come quelli in corso in Siberia dall’inizio dell’anno – negli ecosistemi dove Bastin et al. suggerivano di afforestare o di ripristinare foreste scomparse.
Ancora su Science, adesso tocca a Shani Rohatin e altri ricercatori del Technion e dell’istituto Weizmann in Israele. Utilizzano i modelli di Bastin et al. e di altri due gruppi per calcolare la superficie piantabile – 448 milioni di ettari, il 40% di quelli stimati da Bastin et al., a latitudini più basse – e il suo potenziale di sequestro netto del carbonio.
Però hanno mappe a definizione molto maggiore (1km), tengono conto dell’effetto albedo della vegetazione esistente, e fanno simulazioni con tre modelli di “forestazione intelligente” (smart: dov’è il massimo potenziale di sequestrare CO2, oltre a non ridurre la biodiversità, stabilizzare il suolo, e portare benefici vari alle comunità locali come tutte le foreste).
Salta fuori che non tutte le zone aride sono uguali.
- Un esame delle iniziative di forestazione nella Cina settentrionale, nella regione africana del Sahel e nel Medio Oriente settentrionale indica che, rispettivamente, il 25, 44 e 40% delle potenziali terre di forestazione avranno ancora effetti netti di riscaldamento climatico dopo 80 anni di sforzi di forestazione.
Conviene piantare alberi in Kazakistan e in Mongolia. Conclusione:
- Il potenziale di sequestro del carbonio di quest’area fino al 2100 è di 32,3 miliardi di tonnellate di carbonio (Gt C), ma sono necessarie 22,6 Gt C per bilanciare gli effetti dell’albedo. Il sequestro netto di carbonio compenserebbe circa l’1% delle emissioni medie previste [in base agli impegni dell’Accordo di Parigi] e dagli scenari business-as-usual nello stesso periodo.
Refrain:
- Sebbene questa forestazione intelligente sia chiaramente importante, i suoi pochi benefici climatici rafforzano la necessità di ridurre rapidamente le emissioni.
Com. stampa minimale del Technion.
Benefici pochi e teorici anch’essi.
La copertina di Science è dedicata al paper di Amy Zanne e altri 108 autori. La meritano, infatti. Hanno provato a stimare quanto “La sensibilità delle termiti alla temperatura influisce sui tassi di decadimento globale del legno“. In 133 località “di sei continenti”, hanno quantificato i consumi lignei dei microbi oppure delle termiti in funzione della temperatura e dell’umidità:
- la scoperta e il consumo di legno da parte delle termiti erano altamente sensibili alla temperatura (il decadimento aumenta di >6,8 volte per 10°C di aumento della temperatura).
Più dei microbi e soprattutto
- nelle foreste tropicali stagionali, nelle savane tropicali e nei deserti subtropicali. Con la tropicalizzazione (cioè, il riscaldamento si sposta verso i climi tropicali), è probabile che aumenti il decadimento del legno da parte delle termiti aumenterà probabilmente poiché avranno accesso a una parte maggiore della superficie terrestre.
E cosa emettono le termiti quando digeriscono la cellulosa? Attualmente tra l’1 e il 3% del metano presente in atmosfera, un gas serra ben più potente della CO2…
Thread di Amy Zanne e sopra la rassegna stampa, articolo su The Conversation.
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Passanti molto occasionali: al venerdì escono gli short di Leonid Schneider.
Il link del “Com. stampa minimale” porta sempre al paper di Science.
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Grazie Paolo, corretto – tutto bene?
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