I colori delle Alpi

O’s digest di Science. Fra i paper in open access, per me “Da bianche a verdi: perdita di copertura nevosa e produttività crescente della vegetazione nelle Alpi europee” è un po’ una sorpresa…

Più eidelweiss per tutti, foto Wennips36/CC

Sabine Rumpff et al. delle università di Losanna e Basilea hanno analizzato i dati satellitari arrivati dal 1984 al 2021. La fig. 1 riassume bene il risultato:

  • sopra la linea degli alberi il greening (guadagno di produttività) è avvenuto sul 77% delle Alpi europee e il browning (perdita di produttività) su meno dell’1% negli ultimi quattro decenni. Nello stesso periodo, la copertura nevosa è calata in modo significativo soltanto sul 10% circa della superficie.

La vegetazione alpina assorbe poca CO2 dall’atmosfera e riduce l’albedo, per il clima non è un gran vantaggio. Meno dell’1% di browning sembra poco, ma preoccupa gli autori: avanza anche attorno all’Artico e nell’Himalaya, dove la copertura nevosa presente tutto l’anno è diventata troppo sottile per idratare, se così si può dire, le piante a valle.

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Bombus mendax a rischio di estinzione, foto Christoph Moning/CC BY
“Anche gli effetti non letali contano”

Nelle loro colonie, i bombi devono garantire alla prole una temperatura tra 28 e 35 °C e per farlo emettono più calore (termogenesi). Anja Weidenmüller et al. hanno confrontato quello che succedeva in un nido le cui operaie erano esposte a una dose “realistica” di glifosato e in un nido di controllo per ciascuna di 26 colonie.

Nella stragrande maggioranza delle colonie, finché le operaie trovavano cibo in abbondanza, c’erano poche differenze nella natalità. Quando le risorse erano limitate, singolarmente le incubatrici al glifosato scaldavano pochi giorni in meno le uova, ma nell’insieme la termoregolazione collettiva ne risentiva. Per un quinto del periodo di incubazione la temperatura calava sotto i 28 °C,

  • il tasso di sopravvivenza del 17% e il tasso di sviluppo di oltre il 50% rispetto ai tassi massimi.

Arrivare ai tassi massimi è importante per popolare nuove colonie con ancora pochi individui, produrre una regina, sfornare generazioni sane. Il glifosato non uccide i bombi, insomma, ma ne riduce via via la popolazione. E’ il declino osservato in Gran Bretagna, all’origine del paradiso dei bombi in Cornovaglia e altri progetti del Bumblebee Conservation Trust.

Nella perspective, James Crall spiega la biochimica della termogenesi con la quale il glifosato interferisce. Auspica una farmacovigilanza degli impollinatori per identificare effetti indesiderati dei fitofarmaci.

  • Un aspetto pratico e positivo dello studio di Weidenmüller et al. è che le risorse di cibo possono mitigare gli effetti del glifosato, sottolineando il valore potenziale delle piante e dell’habitat natio degli impollinatori quando vengono incorporati nei paesaggi agricoli.

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The clones are alright

Le cavallette sono una piaga, eppure le Warramaba virgo si riproducono per partenogenesi. Geneticamente sono tutte uguali, in teoria più a rischio di estinguersi in quanto difettano di “vigore ibrido” come si dice per il mais. E questo spiegherebbe la rarità di questa tecnica riproduttiva. Non proprio, dicono Michael Kearney e altri entomo-genetisti australiani. Nel genoma delle W. virgo, hanno trovato che discendono da un singolo accoppiamento

  • risalente almeno a 0,25 milioni di anni fa,

tra le specie bisessuate Warramaba flavolineata e Warramaba whitei. Hanno raccolto in natura un po’ di esemplari di tutte e tre, per osservare in laboratorio ceteris paribus se le W. virgo avevano acquisito un qualche vantaggio sulle specie concorrenti. Neanche uno:

  • l’analisi comparata di 14 tratti fisiologici e di storia di vita non mostra alcuna evidenza di una fitness minore di quella dei progenitori sessuali. 

Perspective divertita dell’entomologo Benjamin Normark, già dal titolo che ho usato sopra. Diversamente da Kearney et al, non pensa che le specie partenogenetiche siano così rare e condizionate dalla propria origine. Secondo lui, restano ancora da scoprire.

A proposito di evoluzione sessuale. Stando a Shi-Qi Wang et al. e parecchi condizionali, le giraffoidi Discokeryx xiezhi del Miocene preferivano fidanzarsi con giraffoidi dal collo lungo e robusto e dall’elmetto bicornuto, quindi capaci di sconfiggere i rivali e tener a bada i predatori.

Mica sceme.

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Da “Global Carbon Budgert 2021”. Pierre Friedlingstein e moltissimi altri,
Copernicus, 26 aprile 2002
Il prato delle bufale

Per quelle tremende o ridicole, rimando agli short di Leonid Schneider.

Qualcun* ricorderà – mouais… – l’ingegnere idraulico Demetris Koutsoyiannis, che nega l’effetto serra dei nostri gas serra ed era stato invitato da UniBo a insegnare agli studenti come negarlo a loro volta, durante un soggiorno da “visiting professor” al collegio Ghisleri.

A suo avviso e, presumo, dei revisori di questi paper:

A suo avviso, dicevo, soltanto l’aumento della temperatura può causare quello della concentrazione atmosferica di CO2 perché con il caldo non viene più assorbita dagli oceani. E mai vice versa: due secoli di fisica e chimica son da buttare.

Applausi di Judith Curry e altri candidati al premio dello Heartland “BigOil & Coal” Institute. Spiegazioni pazienti e spazientite fornite ai plaudenti da esperti del ciclo del carbonio e dei carbonati in terra e in mare…

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