I numeri

Ai non “ambientalisti radical-chic, oltranzisti e ideologici” di Italia Viva, il ministro per la transizione ecologica diceva lunedì scorso: “spero […] che guardiate i numeri. Se non guardate i numeri rischiate di farvi male come mai successo in precedenza.”

San Sebastiano, pubblico dominio

L’auspicio nasce da una dolorosa esperienza personale, temo. Aveva appena ammesso che per l’energia nucleare a suo avviso indispensabile alla transizione, né lui né i dirigenti e consulenti del ministero li avevano visti. Bisognava portar pazienza:

Quando avremo i numeri decideremo.

Da qui la fede nell’avvento entro il prossimo governo di reattori piccoli e modulari e/o di IV generazione che costano noccioline, e le frecciate dei miscredenti ogni volta che la proclama.

Non gli era mai successo in precedenza.

Prima che soccombesse alle ferite, ambientalisti radical-chic hanno tentato di seppellirlo sotto i numeri di enti collegati al suo ministero, dei rapporti IPCC e dell’Agenzia internazionale per l’energia, finanziati anche dal governo italiano per raccoglierli, valutarli e pubblicarli.

Prima che la valanga lo soffocasse, in difesa del Santo e quasi Martire sono accorse le crocerossine della lobby nucleare:

Tutti e tre danno i numeri, ma Testa è più creativo. Esordisce citando

Richard Lindzen, cattedra di fisica dell’atmosfera al MIT

Nella realtà, fino al 2013 Lindzen aveva la cattedra di meteorologia, e le sue ricerche sull’inesistenza dell’effetto serra dei gas serra erano pagate da Big Coal come Peabody Energy.

Da quando è andato in pensione, è noto per la testimonianza a favore del carbone e della sua principale benefattrice, in cambio di $30 mila (sprecati, il giudice non ci ha creduto) e la firma di petizioni sempre più surreali.

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