Durante le ondate di calore si va a prendere un gelato nei giardini di Porta Venezia, mica in piazza Duomo, ovvio. Ma si starebbe ancora meglio sotto gli alberi di Lubiana o Berlino – e peggio a Palermo.

Così scrivono Jonas Schwaab, Sonia Sereviratne – una garanzia – e altri amici di Steph all’ETH di Zurigo in “The role of urban trees in reducing land surface temperatures in European cities“. In open access su Nature Communications.
Con dati satellitari ad alta risoluzione delle temperature alla superficie e della copertura dei suoli in 293 città europee derivano il potenziale di raffreddamento degli “alberi urbani” rispetto al “tessuto urbano” – le superfici edificate o asfaltate – agli spazi verdi rurali, ai pascoli e alle foreste fuori città.
La variazione è sorprendente (figura 1). Il potenziale cala lungo i gradienti est-ovest e nord-sud. Da -12/-8 °C passa a -4 °C (come a Milano stando a una mia “ricerca” con termometro a bassa risoluzione) e addirittura a 0 °C in Spagna e Grecia meridionali, ma con tante eccezioni. La Slovenia che sta più al centro che a est, e comunque molto a sud della Svezia, batte tutti.
L’ombra e la traspirazione – quando fa troppo caldo, gli stomi delle foglie si chiudono – dipendono dalle stagioni:
- In città sud-europee e turche come Gaziantep (Turchia), Cordoba (Spagna) e Antalya (Turchia), il raffreddamento in primavera è maggiore o molto vicino a quello dell’estate. In tutte le altre regioni è maggiore d’estate.
Non volevo più parlare di articoli su alberi e clima, ma questo tiene conto di tantissime variabili. L’albedo delle città meridionali è la più elevata, la più bassa è in Scandinavia. C’è poca differenza tra il fresco delle foreste rurali e di quelle urbane, invece
- Gli spazi verdi e i pascoli sono spesso più caldi del tessuto urbano in Europa meridionale e particolarmente in Turchia.
Ci vorrebbero alberi negli spazi verdi di Antalya, insomma, mentre
- in Scandinavia e nelle Isole britanniche gli spazi versi forniscono un raffreddamento sostanziale.
E’ un paper fatto di distinzioni, eppure nella Discussion gli autori avvertono che ne mancano molte. Certo, in generale gli alberi riducono la temperatura estiva, ma non bisogna fidarsi delle medie, neppure delle loro.
Morale: un albero non vale l’altro e ogni città è un’isola di calore a modo suo.

Sull’Artico no, governi ladri
Sempre su Nature Communications, Michelle McCrystall et al. scrivono che nei modelli CMIP6, in estate e in autunno nell’Artico le piogge cominceranno a prevalere sulle nevicate nel 2040 rispetto al 2070 negli CMP5, “potenzialmente” anche se il riscaldamento globale fosse inferiore a 1,5 °C.
Com. stampa dell’università del Manitoba, articolo del Guardian.
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Don’t overshoot
In parecchi modelli socio-economici – i soliti IAM – conviene ridurre con calma le emissioni di gas serra, superare (overshoot) +1,5 o 2 °C verso il 2040 e catturare il carbonio dall’atmosfera dopo, quando costerà noccioline e gli impianti spunteranno come funghi dopo un acquazzone.
Su Nature Climate Change, sono usciti in open access due paper prima che alla Cop26 i soliti noti facciano prendere lucciole per lanterne ai paesi poveri e più a rischio di eventi estremi durante e dopo l’overshoot:
- Net zero-emission pathways reduce the physical and economic risks of climate change, di Laurent Drouet del CMCC di Milano e dell’EIEE, Valentina Bosetti, Massimo Tavoni del CMCC di Milano e molti altri;
- Cost and attainability of meeting stringent climate targets without overshoot, di un gruppo internazionale coordinato da Kiewan Riahi dello IIASA e Christoph Bertram del PIK, con di nuovo Laurent Drouet e Massimo Tavoni.
Sono complicati, accid… Per non scrivere scemenze dovrei leggere la bibliografia degli IAM presi di mira, non ce la farò mai. Per fortuna c’è un ottimo “policy brief” dello IIASA e un articolo di Carbon Brief che li riassume entrambi.
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Da For better science, Leonid Schneider ha pubblicato ieri “Henry Markram crushes Covid-19 with metformin and Atkins diet“, e oggi “German antivaxxers queue for Stöcker vaccine“. Per stomaci robusti…
Per chi vuol brindare invece, Elisabeth Bik ha ricevuto il premio Maddox.