Virginia, Lea e gli altri

Sul Foglio, Adriano Sofri chiedeva a Lea Melandri “Perché tu e io non siamo d’accordo dopo ottant’anni che abitiamo questa terra?” Che cosa significa per una femminista “l’estraneità radicale” alla guerra di cui parlava Virginia Woolf nelle Tre ghinee, e in Pensare la pace durante un raid aereo?

Il Blitz a Londra, Cecil Beaton, autunno 1940

Lea ha risposto “con affetto” sul Riformista (e prima della guerra aveva parlato di sé alla 27esima ora).

Sono letture che danno un senso di sicurezza, trovo, di avere un mondo nel quale orientarsi. Aiutano a situarsi (“partire da sé”) e capirsi anche se come Adriano, qualcun* continuerà a ritenere giusto armare la resistenza ucraina.

C’è una differenza, radicale anch’essa, rispetto a un dibattito che spesso mira a dividere, creare nemici, svilire ogni dissenso: il loro è un confronto onesto, felice delle ragioni condivise.

Per chi ha solo quattro minuti da dedicarci, oggi sulla Stampa Loredana Lipperini lo riassume bene.

E per chi ha altri minuti, Carlo Rovelli invita a rileggere La storia di Elsa Morante, e Nello Sclavo, Michele Bollino e Valerio Nicolosi riferiscono le parole di disertori ucraini.

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