“Capitale sociale” è un termine che fa un po’ digrignare i denti, no? Quasi trent’anni fa lo usava il politologo Robert Putnam per connotare i rapporti tra classi socio-economiche che negli USA avevano facilitato la mobilità/ascesa sociale.
In “Bowling alone“, documentava come “l’ascensore” sociale fosse frenato da un individualismo e da un rigetto della politica crescenti dagli anni Sessanta, e come la democrazia cominciava a risentirne. E’ il più famoso e lungimirante – imo – dei politologi, economisti e sociologi ringraziati per i commenti e citati in bibliografia, in fondo a due paper ai quali Nature dedica la copertina.
Raj Chetty, una dozzina e mezzo di economisti meno celebri, e quattro analisti della Research Team di Meta, misurano la mobilità di 72,2 milioni di 25-44enni americani che si sono scambiati 21 miliardi di amicizie – un dato vicario per quelle “nella vita reale”. E cercano una correlazione o meno tra le categorie di capitale sociale teorizzate da Putnam:
- 1) connessione tra diversi tipi di persone con status socioeconomico basso o elevato (SES); (2) coesione sociale, quale l’estensione delle cliques nelle reti di amicizia; e (3) impegno civico, quale i tassi di volontariato.
Anche su FB prevale la prima:
- Differenze di connettività economica possono spiegare relazioni ben note tra la mobilità verso un maggior reddito, la segregazione razziale, i tassi di povertà e le disuguaglianze.
In un secondo paper, “Social capital II: determinants of economic connectedness“, cercano di stabilire i fattori di connettività economica, correlando la mobilità da classi meno a più abbienti, a una ‘”esposizione” a persone di classe socio-economiche diverse durante gli studi e ai “bias di amicizia” per 70,3 milioni di giovani adulti su FB.
Ho semplificato moltissimo. Per misurare l’SES usano i dati di contee, città e addirittura di quartieri (codice postale) dove vivono questi utenti di FB, dove lavorano, le scuole, college e università dove hanno studiato, e quanto sono frequentate le chiese (molto dai mormoni, cf. Salt Lake City nel grafico sopra – altre variabilità nelle tabelle, nelle mappe).
Un lavoro di fino dentro una montagna di Big Data – messi on-line, anonimizzati, a disposizione di altri ricercatori e di chi volesse rendere la società locale o nazionale meno ingiusta. Pagato da fondazioni create da miliardari con un capitale sociale smisurato…
Risultato senza sorpresa (cf. paper della bibliografia e centinaia di autobiografie, Becoming di Michelle Obama per dirne una)
- Mostriamo che l’esposizione e i bias di amicizia rappresentano ciascuno circa metà della disconnessione sociale tra persone con un SES basso rispetto a quelle con un SES elevato.
Che risultato darebbero analisi simili in paesi dove la povertà non è considerata una colpa e le minoranze di vario colore sono meno discriminate?
Il commento degli economisti Noam Angrist e Bruce Sacerdote non è in open access, invece lo è la recensione dell’Economist – putmaniano anch’esso.
O’s digest di Science e Science Advances domani…