Don’t be evil

Su twitter continuo a perder tempo perché mi arrivano automaticamente thread che mi entusiasmano (esempio), e altri che mi fan venir i nervi.

Che scandalo, vero?

Steven Pinker si è scatenato contro l’editoriale di Stavrola Kousta, la direttrice di Nature Human Behaviour che riassume le nuove linee-guida etiche adottate dalle riviste con “Nature” nel nome. Ce l’ha in particolare con due sezioni:

  • on race, ethnicity and racism; and on sex, gender identity/presentation and orientation — that clarify issues with these constructs and explain that racism and discrimination on the basis of gender identity or sexual orientation should have no place in science.

(A me pare il minimo dei diritti umani da riconoscere nella ricerca e fuori a chi viene classificato in un gruppo. Magari già discriminato di suo, perché ha cromosomi XY – per dirne uno. Oltretutto le linee-guida suggeriscono domande da porsi su certi risultati e su come esprimerli senza stigmatizzare intere popolazioni. Visti i risultati di certi GWAS sui geni correlati all’intelligenza o al successo negli studi, direi meglio tardi che mai.)

Strumenti della frenologia, fonte: Harvard University Brain Tour

A suo avviso, si tratta di “negazionismo scientifico” e del tentativo di vietare la libertà di ricerca. Applausi di Quillette, la rivista per frenologi – dell’ala le donne e i neri hanno un cervello più piccolo, quindi i maschi bianchi sono più intelligenti – con la quale collabora da maschio più intelligente.

Fra le molte reazioni Caitlin Moriah, Ted McCormick e…, sigh, Jerry Coyne che la pensa come Quillette e lo scrive pure in un post successivo.

*

“Don’t do evil” un tempo era il motto di Google. E’ quello di Julia Steinberger et al. – lettura gratis – che su Nature Climate Change pubblicano un appello alla disubbidienza civile degli scienziati, thread di un suo giovane amico e coautore.

Sono dalla parte dei più vulnerabili e diseredati come al solito e come spiega – a proposito della transizione energetica e della giustizia climatica – Joel Millward-Hopkins in

in open access su Nature Communications. Sullo stesso tema, aveva scritto un articolo divulgativo per The Conversation.

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