Scandalo della settimana: multinazionali comprano crediti carbonio “certificati” da Verra, in cambio del ripristino fantasma di foreste pluviali. E’ “The Carbon Con“, il raggiro documentato dai giornalisti di Source Material che hanno indagato sul campo e nei bilanci in dollari e in carbonio sequestrato insieme a quelli del Guardian e Die Zeit e a gruppi di ricercatori.

Per esser certi di avere crediti validi, Netflix, Ben & Jerry, Gucci, Chevron, Shell, Samsung, Liverpool FC, British Airways, United Airways ecc.
- si affidano a Verra, che ormai autentica i tre quarti dei crediti emessi nel mondo [da aziende specializzate], con un aumento delle vendite da circa $7 milioni nel 2018 a 41 milioni nel 2021.
Alla COP di Sharm el-Sheik in novembre
- ha annunciato di aver certificato il suo miliardesimo credito di carbonio, vale a dire che in 15 anni ha approvato progetti che azzerano tre volte le emissioni prodotte dal Regno Unito in un anno.
Titolo del Guardian; Revealed: more than 90% of rainforest carbon offsets by biggest provider are worthless, analysis shows.
Un greenwashing peggiore di quello denunciato finora.
Coincidenza, lo stesso giorno usciva “Lo stato della rimozione della CO2” di Steve Smith, Oliver Geden et al., che su Carbon Brief lo riassumevano in sette grafici. Il primo rielabora quello di Steve Smith et al. su Nature, dove “BECCS” sta per “gestione delle foreste”. Le 1,8 megatonnellate di CO2 rimossa dall’atmosfera ogni anno sono sicuramente sovrastimate.

Invece è stato sottostimato l’aumento delle temperature nella metà nord della Groenlandia, scrivono Maria Hörhold et al. su Nature due giorni dopo. Gli autori hanno analizzato i contenuti di carote raccolte nel 2011. Tappano un buco glaciologico di 13 anni in una serie millenaria, e confermano le proiezioni dei modelli e le misure a terra e satellitari della fusione dei ghiacci.
Su Science Advances, uno studio – molto – approfondito delle reazioni chimiche tra gli inquinanti nell’aria di Innsbruck suggerisce che gli ossidi di azoto siano sovrastimati anche nell’aria delle altre città europee, dicono Thomas Karl et al. Il paper è gratis e a mio avviso andrebbe girato agli scienziati di Milano e Roma che analizzano i dati raccolti dai volontari. Potrebbe aver ragione Stefano Caserini, le emissioni delle automobili continuano a calare.

Sempre su Science Advances, ho letto un paper insolito. Jaeyoon Park et al. racconta la creazione per conto dell’Onu di un Global Record of Fishing Vessels, Refrigerated Transport Vessels and Supply Vessels – detto per brevità Registro Globale per consente di identifica i pescherecci non registrati, e quindi illegali. E a intercettarli volendo. Hanno accorpa registri ufficiali, svariati data-base pubblici, modellizzato la densità delle telecomunicazioni ecc. per mappare le concentrazioni di abusivi.
Così sembra una storia soporifera di Big Data analytics, ma per far capire l’affidabilità o meno dei dati, fanno esempi da thriller internazionale: predoni a volte di stato come i pirati di Sua Maestà ai tempi di Elisabetta I o del Re Sole, navi fantasma, transponder truccati, bandiere cambiate in alto mare, inseguimenti in acque costiere…
Palpitante.