Su Science in open access, il paleontologo Charles Marshall e altri sei temerari dell’università della California a Berkeley stimano quanti Tyrannosaurus rex sono vissuti sulla terra, intesa come l’isola chiamata Laramindia, a quei tempi nel nord-ovest dell’America. Un’impresa. Ci vuole un modello che comprenda il maggior numero di variabili e interazioni possibile – sono “schematizzate” nella figura 2, impressionante no? –
ciascuna delle quali stimata a partire da conoscenze penosamente incomplete e dal rapporto tra massa corporea e densità di popolazione. E ci vuole anche il coraggio coraggio di ammettere che “le incertezze dei valori [stimati] superano due ordini di grandezza”.
Risultato: in 2,5 milioni di anni e circa 177 mila generazioni, ci sarebbero stati circa 2,5 miliardi di tirannosauri. Per un dato periodo circa 20 mila, CI 1300-328.000. Difficile che fossero 300 mila: erano predatori alfa e anche se Laramindia viene detta “continente”, somigliava più al Giappone che all’Australia.
Sono valori già stimati da altri, ma giustificati da teorie e simulazioni. La parte più affascinante, trovo, sono le spiegazioni di perché e come tappare i buchi nelle informazioni (sangue caldo o freddo? A che età si riproducevano? Con quali specie condividevano l’habitat?) con la matematica e le analogie con altri animali estinti o meno. Operazioni rischiose, forse saranno contestate come ogni volta che si propone un nuovo modello. Divertente anche il confronto con una geografia più familiare:
- la stima della mediana si traduce in una popolazione di 3800 T. rex in un’area grande come la California e due individui soltanto in una grande come Washington D.C.
Una città nota oggi per l’abbondanza di altri predatori alfa… Com. stampa dell’UC Berkeley.
Per gli appassionati di Neandertal, invece…
Benjamin Vernot del Max-Planck-Institute for Evolutionary Anthropology e molti altri sono riusciti a estrarre Dna nucleare e mitocondriale (trasmesso dalla madre) dai sedimenti, e più esattamente dalla sporcizia sul suolo di tre siti: Denisova, Chagyrskaya, e Galeria de las Estatuas in Spagna dove vivevano oltre 100 mila anni fa. Confrontando i frammenti di Dna, ricostruiscono la “dinamica delle popolazioni” e la loro composizione: donne, uomini, bambini – sperando che gli adulti defecassero fuori.
(Come racconta Guido Barbujani nell’edizione aggiornata di Europei senza se e senza ma – imperdibile – non portavano fuori i rifiuti.)
Vernot et al. descrivono la dieta (carnivora, le piante non hanno Dna mitocondriale), le migrazioni, forse i ripensamenti (tornano indietro?), gli andirivieni attraverso l’Europa per decine di millenni. Emozionante. Recensione di Ann Gibbons, com. stampa del Max Planck, e thread divulgativo di Vernot (bel nick, complimenti!).
Degli altri paper, ho letto solo
- uno sulle varianti del Sars Cov-2 prodotte nelle cellule delle persone infette (in host), rassicurante tutto sommato: i vaccini dovrebbero essere efficaci;
- quello di Michelle Mack et al. sul carbonio rilasciato dagli incendi nelle foreste boreali dell’Alaska. Dal 2004 sono diventati più frequenti ma, su scala decennale, alberi decidui dalla crescita rapida sostituiscono le conifere dalla crescita lenta, e le foreste “catturano” fino a 5 volte più carbonio. Sempre che il ciclo incendi-ricrescita resti stabile. Com. stampa della NW University.
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Ogni venerdì su For better science esce una rassegna settimanale degli orrori che il nettascienza Leonid usava segnalare ogni giorno su Twitter. Titolo: “Schneider Shorts” i quali sono blu, come si vede dalla vignetta. Potete iscrivervi e riceverla per mail – a gratis.
“Schneider Shorts”
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Grazie Cimpy!
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Io invece aggiunto nei feeds.
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Grazie zoomxx!
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