Una transizione stravagante

Ieri durante la conferenza convocata da Joe Biden, Mario Draghi ha promesso di ridurre del 55% le emissioni di CO2 entro il 2030 rispetto a quelle del 2009. Se la bozza del Recovery plan arrivata ai giornali sarà approvata, dubito che succeda. In breve, l’idea è tuttora quella del ministro Cingolani.

In meno breve: estrarre più metano, usarlo per produrre idrogeno per il riscaldamento, la mobilità e l’industria pesante, in attesa dell’elettricità da fusione o fissione nucleare.

Ho l’impressione di esser un po’ presa per le penne caudali… Starnazzo la mia, nella speranza di essere corretta e smentita dai Climalteranti e altri amici.

La fusione è tuttora inesistente e nessuno sa se e quando esisterà. Manca una rete di distribuzione, estremamente energivora, dell’idrogeno che le major – fa più chic – nazionali dovrebbero produrre, e manca un sistema per spaccare molecole d’acqua che non emetta CO2. Forse doveva catturarla alla fonte un impianto dell’Eni, con gran dispendio di energia anch’esso, ma è stato bocciato.

E a proposito d’acqua, l’Italia è un paese di siccità acuite dal riscaldamento globale, con acquedotti ridotti a colabrodo che avrebbero bisogno di un recovery plan tutto loro. Va presa dal mare e desalinizzata, con un processo energivoro che per di più rilascia cloro, un gas corrosivo e tossico.

(Ho visto una ricerca che potrebbe risolvere una parte del problema.)

Nel frattempo bisognerà trasformare gran parte dei trasporti e le industrie di cemento, acciaio ecc. per alimentarle con ossigeno liquido a -183 °C o compresso a pressioni altissime (altrimenti è un esplosivo) con relativo aumento delle emissioni di CO2.

Spesi centinaia di miliardi per arrivare in mezzo al guado fra 20-30 anni, quanti miliardi e decenni saranno stati spesi o da spendere per costruire centrali nucleari “pulite e sicure” a prova di hacker, malintenzionati… e invasioni di meduse se in riva al mare? E per dismettere la filiera dell’idrogeno? E ritrasformare riscaldamento, trasporti e industrie perché consumino solo elettricità?

Global CH4
Fonte: NOAA

Nel frattempo le emissioni di metano e CO2 associate a trasformazione e ritrasformazione avranno aumentato la temperatura globale di quanto?

Il metano è un gas serra trenta volte più potente dell’anidride carbonica, nell’arco di vent’anni scalda ottanta volte di più. Per fortuna nell’aria ce n’è molto meno, oggi 1.900 parti per miliardo rispetto a 415 per milione. Ma da 15 anni ne stiamo aggiungendo a spron battuto.

La sua estrazione ne emette una quantità enorme perché conviene di più buttarlo via che tappare i buchi o catturarlo. (Finito il fracking, i “pozzi” continuano a rilasciarne.) Tant’è che in USA, i produttori stanno facendo campagna, i.e. comprando l’elezione di politici, per prevenire un limite alle sue emissioni.

Che fanno pure male alla salute.

Scelgo lo smogarsbord

E’ ora di cena, concludo.

Si sarà già capito che la morale è “There is no free lunch”. Men che meno una singola soluzione. Invece ci sono pranzi che costano meno e noi e l’ambiente digeriamo meglio, soluzioni già realizzabili o realizzate, altre che aspettano una spinta.

In quello che ho letto (poco), le più interessanti (trovo) si basano più sul contesto (risorse vs bisogni locali) e sul concetto di “bene comune” (una ripartizione meno iniqua delle risorse collettive) che sulla difesa dei profitti aziendali.

In gergo si dice che sono knowledge-intensive, richiedono una buona conoscenza anche delle “condizioni a contorno”, simulazioni con molte variabili, esperimenti su scala crescente.

La mano d’opera c’è, siamo capaci di formarla, diceva Hillary Clinton in campagna elettorale a proposito dei minatori degli Appalachi. Hanno votato per Trump che aveva promesso migliaia di posti di lavoro grazie alla bufala del “carbone pulito”. Sotto la sua presidenza, la filiera del carbone ne ha persi quasi ventimila.

A novembre hanno votato di nuovo per Trump, di nuovo foraggiato dai produttori di fossili. Le Big Oil & Gas sono assuefatte alle sovvenzioni e i politici a elargirle, notava ieri Greta Thunberg. Tanto, le paghiamo noi contribuenti e i danni pure:

  • «L’Ocse calcola in poco meno di 500 miliardi [di dollari] l’anno i sussidi ai combustibili fossili e l’International Monetary Fund in 5.000 miliardi l’anno i danni che questi combustibili producono.» (h/t Tony Scalari)

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