Per superare il 75-80% di vaccinati contro il covid, i paesi ricchi cercano di far cambiare idea ai vaccinabili che esitano o rimandano con inviti a far la cosa giusta (nudges) e “incentivi monetari”.

In molti paesi poveri, durante le campagne di vaccinazioni pediatriche i genitori ricevono incentivi in natura, buoni per comprare generi di prima necessità. In America Latina, spesso un sussidio dipende dalle vaccinazioni. In molti paesi ricchi, è previsto un congedo parentale retribuito.
Gli incentivi monetari non sono una novità, insomma.
In dicembre su The Conversation, due professori di diritto spiegavano che in USA, “pagare la gente per farsi vaccinare non funzionerà” e semmai avesse funzionato, le conseguenze sarebbero state negative. Ma in USA chi lavora non ha diritto a un congedo retribuito.
Così in Ohio c’è stata la Vax-a-Lottery con estrazione di premi milionari e borse di studio, non è stata molto efficace. Mentre sfumava l’entusiasmo iniziale verso fine giugno e la media dei vaccinati si fermava al 60%, stati e contee non governate dai repubblicani hanno offerto incentivi in natura e le aziende private pure: buoni-sconto di Nike per il personale sanitario, trasporto gratuito con Lyft, birra regalata da esercenti vicino a un centro vaccinale ecc.
La Grecia offre 150 euro, la Serbia 25, Vancouver 5 dollari (canadesi?), New York $100, scrivono Pol Campos-Mercade et al. su Science. Per capire se erano più convincenti i nudge o i soldi, hanno fatto un esperimento in Svezia tra maggio e luglio.
Mentre i vaccini diventavano disponibili per le fasce di età dai 18 ai 49 anni, hanno diviso in cinque gruppi gli 8.286 partecipanti a un sondaggio on-line sulla propria intenzione di farsi vaccinare o meno entro 30 giorni. A caso, quattro gruppi di “controllo” ricevevano tre nudge diversi e (salvo per un gruppo) due promemoria ricordando di cliccare sul link per l’appuntamento. Oltre a questi nudge, il gruppo “incentivi” riceveva la promessa di 200 corone, circa 20 euro.
Nei gruppi di controllo, l’83,5% intendeva vaccinarsi rispetto all’87,2% in quello degli incentivi.
In agosto, l’Istituto di sanità svedese ha confrontato le intenzioni dei partecipanti con la loro vaccinazione entro 30 giorni: era vaccinato il 71,6% dei gruppi di controllo e il 75,6% di quello degli incentivi.
I soldi sono stati un po’ più convincenti, ma gli autori dubitano che lo siano 1) in tutti i paesi; 2) in un altro periodo:
- per esempio, la riluttanza a farsi vaccinare potrebbe aumentare nel tempo. Terzo, incentivi in denaro potrebbero eliminare la disponibilità a farsi vaccinare (richiami per es,) senza essere pagati. Infine la gente potrebbe reagire diversamente in funzione di chi fornisce l’incentivo in denaro e della fiducia in chi lo promette. Nel nostro caso era fornito dai ricercatori, ma l’effetto potrebbe essere diverso se fosse offerto da governi o da aziende.
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Un motivo di riluttanza che sento da mesi è il rischio di miocardite. La ricerca di Guy Witberg et al. uscita giovedì sul New England Journal of Medicine è la più dettagliata che ho visto. E’ in open access, quindi riassumo molto.
In Israele, 2,5 milioni di persone dai 16 anni in su hanno ricevuto il vaccino Pfizer nei centri dei Clalit Health Services. A 54 è stata diagnosticata una miocardite entro 42 giorni dalla prima dose, una media di 2,13 casi su 100 mila, ma di 10,69 su 100 mila giovani maschi tra i 16 e i 29 anni.
Sono stati ricoverati in media per 3 giorni dopodiché il 65% non ha avuto bisogno di cure. Un paziente è rimasto in ospedale più a lungo per shock cardiogenico (ha dovuto essere ossigenato). Due pazienti sono stati seguiti per 83 giorni:
- Un paziente con una preesistente patologia cardiaca è morto il giorno dopo essere stato dimesso per una causa non specificata. Un paziente con una storia di pericardite, prima ricoverato per miocardite, è stato poi ricoverato tre volte per pericardite ricorrente senza implicazioni miocarditiche dopo il primo episodio.
I limiti sono spiegati a lungo nella Discussion. Altri studi hanno trovato un’incidenza maggiore o minore: il problema è che senza una biopsia (non si può togliere un pezzo di cuore a un paziente vivo), la miocardite è una probabilità, non una certezza. E come per altre malattie rare, i criteri diagnostici variano.
Nel caso del paziente morto, la biopsia non è riuscita a stabilire se era morto di miocardite, della “patologia preesistente” o per un’altra causa.
Due limiti fondamentali:
- In mancanza di un gruppo di confronto arruolato simultaneamente, non si può inferire una causalità tra il vaccino e l’insorgenza successiva della miocardite. Infine questo studio non era progettato per raccogliere dati sull’incidenza di miocardite dopo il Covid-19.
Causalità o meno, un decesso su 2,5 milioni potrebbe rassicurare i riluttanti e aiutare gli altri a smentire le bufale sul vaccino killer.
Vaccinazioni/miocarditi Israele:
https://www.nejm.org/doi/full/10.1056/NEJMoa2110737
Vaccinazioni/soldi – Science
Manca forse il link al paper di Science sugli incentivi economici?
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L’ho messo in grassetto, adesso si dovrebbe vedere meglio…
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