Un’orsa marsicana, una farfalla di Ponza, uno storione dell’Adriatico, un rospo dell’Appennino, una lucertola delle Eolie: cosa manca nell’elenco? Un pennuto. Il Gobbo rugginoso, un cugino anseriforme, risponde l’oca (sapiens essendo un’aspirazione).
Risposta giusta nel video e sul sito di Endemixit, un progetto di ricerca in silico, in vitro e in vivo che mira alla “conservazione genomica” di specie endemiche.
Come il gobbo sono classificate “in pericolo” e in “pericolo critico” nella lista rossa dell’IUCN. A differenza del gobbo esistono solo in Italia, cinque esempi di biodiversità che, forse, si riusciranno a salvare.
Ricercatori di sei università italiane, coordinati da Giorgio Bertorelle a Ferrara, ne studiano il genoma per ricostruirne l’evoluzione, identificare le mutazioni deleterie o meno, e simulare la loro storia futura nelle rispettive nicchie ecologiche.
Lauretta è una dei circa 50 orsi bruni marsicani sopravvissuti ai cacciatori e alla frammentazione del loro habitat. Il suo genoma era già sequenziato, il progetto partiva bene. Poi la pandemia lo ha rallentato e il gruppo s’è incontrato “in presenza” solo il mese scorso.
Nel frattempo proseguivano gli esperimenti in vitro, con modelli e simulazioni al computer, e lo sviluppo – sperimentale anch’esso – di strumenti di comunicazione. Tra poco, Lauretta dovrebbe essere la protagonista di una ricerca fatta insieme a studenti e insegnanti di scuole secondarie del suo territorio.
Complimenti, ma l’oca s. ha una domanda lo stesso. Non si potrebbe ampliare il concetto di “specie endemica” per comprendere i pennuti che nidificano in un solo tipo di habitat?
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(Anche il giornalismo “libero, indipendente e fattuale” è un specie in pericolo, rif. la motivazione del premio Nobel per la pace.)
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“High performance material”
La colla delle cozze – mi ripeto, lo so – ci semplificherebbe la vita. Tanto per cominciare funziona su superficie immerse in acqua o asciutte, e il suo effetto è reversibile istantaneamente. Oggi è in home page di Science perché Thomas Priemel, Luca Bertinetti et al. spiegano come fa una cozza a incorporare nei suoi filamenti adesivi (bissi) non solo il ferro, ma anche il vanadio.
Un passo avanti verso la sua sintesi, o almeno un’imitazione decente, il dentista indolore, l’economia circolare… Commento incantato di Jonathan Wilker.
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Il prato delle bufale
Radunate da nettascienza “liberi, indipendenti e fattuali”.
Oltre agli Schneider Shorts, la rassegna settimanale di abusi e falsificazioni, raccomando l’articolo di Leonid: “On Danger of Preprints – Antivaxxery in scientific literature – are preprints to blame?“
Magari fosse tutta colpa loro.
Certi direttori e redattori di riviste bio-med pubblicano le ciofeche proprie e di amici su qualunque tema. Su quello dell’antivaxxery c’è di nuovo Darja Kanduc da coautrice di tesi secondo le quali i vaccini contro il covid ucciderebbero milioni di persone entro un mese dalla vaccinazione.
Ma “non ce lo dicono”.
Pro-memoria: La prof. Darja Kanduc risulta tuttora docente di biochimica all’università di Bari.
Oggi un articolo di Daniele Oppo su Estense illustra il pericolo di ciofeche simili:
- È morto l’uomo non vaccinato e curato con il vermifugo… che si era affidato alla terapia del sito IppocrateOrg e che era seguito da un medico via WhatsApp.
Pro-memoria bis: Ippocrate e rivali sono cloni del gruppo di ciarlatani francesi “Covid19 – Laissez les médecins prescrire”, nato nel marzo 2020 per sfruttare i falsi di Didier Raoult.