Strage selettiva

Nel parco nazionale di Gorongosa, in Mozambico, oltre il 90% degli elefanti sono stati uccisi durante la guerra civile del 1977-1992, e le loro zanne vendute per finanziarla. Nei documentari e nei censimenti fatti prima della guerra, scrivono Shane Campbell-Staton et al. su Science, le elefantesse nate senza zanne erano soltanto il 18,5%, dopo la guerra erano il 50,9%.

Evolution - elephant tusks
Dal materiale didattico di Biologycorner

Dall’inizio del secolo la popolazione aumenta, ma sono tuttora il 33%.

Nel modello di evoluzione degli autori, il fenotipo “niente zanne” sopravviveva cinque volte di più, sebbene le zanne siano utili per procurarsi il cibo – le femmine senza zanne mangiano piante diverse – e difendere i piccoli dai predatori.

Non solo, le elefantesse con quel fenotipo hanno anche due terzi di figlie, oltre metà delle quali senza zanne, rispetto a metà figlie e metà figli nel caso del fenotipo “due zanne”.

Per vedere se riuscivano a identificare una “firma genetica”, la differenza selezionata dalla strage, Campbell-Staton (qui all’opera) et al. hanno sequenziato il genoma di 7 femmine con zanne e 11 senza, e si sono concentrati sui cromosomi X – ovviamente.

Hanno trovato due geni mutati (AMELX e MEP1a, li abbiamo anche noi) trasmessi da madre in figlia su un solo cromosoma X. Ma in altre specie, si sa che le mutazioni dell’AMELX sono associate a quelle su un gene contiguo (HCCS) che bloccano lo sviluppo embrionale.

Così i maschi che ereditano un AMELX mutato muoiono prima di nascere, anche se gli autori non escludono possibili eccezioni.

I maschi vivi hanno un cromosoma X integro che trasmettono alla discendenza. Se la pace continua, la frequenza del fenotipo “niente zanne” potrebbe calare lentamente e l’evoluzione fare retromarcia.

Commento poco illuminante, trovo, di Chris Darimont e Fanie Pelletier; meglio l’Economist, Nicola Jones su Nature e il com. stampa di Princeton.

(Nel materiale didattico preparato dagli autori per le secondarie, c’è anche un bel video.)

*

Nelle lettere di Science, Juan Celedón, responsabile di un trial con la vitamina D contro l’asma in USA, e Jeremy Berg rispondono alle critiche del loro protocollo che faceva correre più rischi ai bambini black. Nella nota redazionale Tim Appenzeller spiega perché le critiche erano giustificate.

E’ probabile che la vitamina D non serva a niente, ma riferire gli eventi avversi solo dopo che Science li ha rivelati non ispira fiducia.

Ci sono storie peggiori negli Schneider Shorts del venerdì e nelle “post-verità” lamentate da MedBunker

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