Nel mio giro prevale “… (inserire imprecazione a scelta), ma temevo peggio”. Ieri il Patto di Glasgow per il clima è stato approvato dopo che, fuori tempo massimo, l’India aveva fatto sostituire “phase-out” con “phase-down” nell’art. III-36. E’ ridicolo.
La Cop26
- Calls the Parties to accelerate […] efforts towards the phase-out of unabated coal power and inefficient fossil fuel subsidies, recognizing the need for support towards a just transition.
Eh no! O “phase-down” o niente Patto.
E fine dell’Accordo di Parigi. A parte l’India dove l’inquinamento dell’aria uccide in media 1,6 milioni di persone/anno, nessun governo se l’è sentita. Le proteste amplificate e innescate dai Fridays for Future sono servite e serviranno ancora di più.
Basta dare un’occhiata
– alle regole previste nell’Accordo di Parigi, una serie di rinunce alla sovranità contestate riga per riga, colonna per colonna, dai soliti noti e finalmente approvate da 200 paesi, noti compresi. Senza, non c’è verso di verificare se rispettano un impegno o se resta un bla bla bla.
(Servono altre rinunce: al diritto dei produttori di combustibili fossili di far causa ai paesi la cui transizione ne intacca i profitti; a quello dei militari di non dichiarare le proprie emissioni ecc.)
– O agli accordi multilaterali su emissioni di metano, uscita dal carbone, protezione delle foreste, fondi per l’adattamento dei paesi poveri.
O alla collaborazione Cina-USA (>40% delle emissioni globali) mentre i due paesi si stanno scontrando su tutto il resto. (Gossip: anche l’Accordo di Parigi era stato “salvato” dalle trame dei soliti noti grazie a John Kerry e Xie Zhenhua, l’inviato per il clima di Hu Jintao e di Xi Jinping dall’anno scorso.)
O alle dichiarazioni di organismi della società civile (stakeholders) che non demordono. O ascoltare la conferenza stampa di John Kerry (h/t Stefano C.) che partecipa alle Cop sul clima dal 1992 e ne conosce bene i meccanismi, i ricatti a nome di “interessi nazionali”, i fallimenti e i successi – anche simbolici:
- oggi a Glasgow dov’è iniziata la rivoluzione industriale…
Ormai la transizione è avviata, dice, spinta dai consumatori, da pesi massimi dell’industria e della finanza – dai privati, insomma. Trump non l’ha fermata, altri Trump non la fermeranno. Tanto più che Xi ci tiene, sottinteso: in Cina comanda lui, i consumatori, l’industria e la finanza ubbidiscono.
Ma ci vorrà una pressione sociale – anche sui social, precisa il boomer a noi boomer – per accelerarla, renderla più equa e ambiziosa, svergognare i governanti che non mantengono “l’impegno morale” di disinquinare il pianeta e condannano le nuove generazioni a vivere nel “caos climatico” e nel degrado ambientale.
L’Italia che era copresidente della Cop26 ha fatto da comparsa, d’altronde Mario Draghi aveva la tosse e Roberto Cingolani poco da dire.
Io pure, rimando a
- Climate Action Network
- Climate Network Italia in particolare per l’art. VI pp. 6-7, diritti umani
- Carbon Brief per ricordare che i tagli alle emissioni promessi finora vanno verso +2,4-2,7 °C, mica +1,5 °C)
- The Guardian, sunto del Patto di Fiona Harvey; analisi di Damian Carrington e di Bill McKibben
- The Economist (video di 3’25”), analisi di Susan Brahic
- Los Angeles Times, editoriale di Michael Mann e Susan J. Hassol
- Carbon Brief 15/11, il migliore finora, un riassunto e valutazioni, anche di altri esperti, dei punti chiave con link a ogni documento e “roadmap” per la Cop27