La geoingegneria li aiuterà a casa loro

Action Aid presenta a Glasgow un rapporto sulle migrazioni climatiche e la Cop26 rinvia di nuovo gli impegni sui fondi destinati a ridurre l’ingiustizia climatica nei paesi poveri, finora scarsi e spesi male. Coincidenza o previsione dell’esito della Cop26?

Science chiede più ricerca sulla geoingegneria solare, a partire dall’editoriale di Edward Parson “Geoengineering: Simmetric precaution“. Parson vede una simmetria tra i sostenitori secondo i quali la gestione della radiazione solare

  • può influenzare decisioni future e prepararle per le probabili richieste di un suo dispiegamento,

e gli antagonisti

  • preoccupati dalla sua correzione imperfetta del clima, dal suo sfasamento temporale con i gas serra e dal potenziale di contarci troppo o di usarla in modo avventato o iniquo.

In realtà non mira a “correggere” il clima. Servirebbe a mascherare parte del riscaldamento senza ridurne l’effetto serra (né l’acidificazione degli oceani). Appena cade la maschera, il calore riemerge in tutto il splendore…

Inoltre gli antagonisti sono irrazionali:

  • si oppongono alla ricerca [sui rischi e benefici della geoingegneria solare] basata proprio su quelle preoccupazioni, dicendo che il suo uso non sarà accettabile e pertanto la ricerca è superflua; o che la serrata sociopolitica spingerà la ricerca verso il suo dispiegamento anche se è ingiustificato.

I rischi non sono dimostrati, scrive Parson, comunque vanno confrontati con “quelli dei cambiamenti climatici e del perseguimento spericolato di altre soluzioni”. A suo avviso,

  • Il rischio totale legato al clima può anche aumentare – ed essere distribuito più ingiustamente perché sembra probabile che i maggiori benefici della geoingegneria solare fluiranno verso le comunità e le persone più vulnerabili.

(Questa è nuova.) Ci vuole molta più ricerca, conclude, quindi ogni nazione deve dotarsi di un programma simile a quello degli Stati Uniti.

Go, Tuvalu?

In “Toward constructive disagreement about geoengineering” David Keith ritiene che una definizione dei rischi non più in bianco e nero, ma sfumata e razionale come la sua, contribuirà a una reciproca comprensione delle ricerche in materia, visto l’accordo sulla necessità di ridurre le emissioni di gas serra. Dirige un gruppo di ricerca a Harvard e predica pro domo sua.

Idem i 22 autori di “Social science research to inform solar geoengineering“, tra cui David Keith, ingegneri ambientali, economisti, politologi, analisti del rischio e un climatologo uno… Tutti affiliati a istituzioni di paesi ricchi, meno uno (India)…

***

Su PubPeer aumentano le domande rivolte a ricercatori/trici dell’IRIB-CNR di Palermo che da anni pubblicano strane immagini in paper sui danni del fumo. Riassunto e divulgazione dei problemi da For better science.

Negli Schneider Shorts di oggi, Leonid attribuisce la “paranoia anti-vax” di Didier Raoult all’influenza di un collega francese. Secondo me, l’idea di un complotto mondiale ordito da Bill Gates viene da Robert F. Kennedy Jr, il leader degli anti-vax (nota) americani portato a Milano domani dalla succursale europea della sua associazione. L’evento è promosso da un aspirante JFK Jr locale.

Prima di andare in piazza Duomo a contestarlo con fischietti e cartelli, suggerisco di leggere gli articoli di David Gorski, o almeno l’articolo del Guardian sulla ricerca che mette RFK Jr al secondo posto nella classifica dei principali produttori on-line di complottismo e disinformazione sul covid.

Nota: “anti-vax” = fa campagna contro le vaccinazioni; “no-vax” = non vuole vaccinarsi.

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