Il Ministero per l’Istruzione e il Merito è toccato a Giuseppe Valditara, non rieletto per assenza di merito politico o di partecipazione alla campagna elettorale, andrebbe chiesto a chi non l’ha vitato. Comunque se ne discute nei media e sui social.
Allora anch’io.

Su Nature si è appena appreso che “Dozens of papers co-authored by Nobel laureate raise concerns“. In effetti, il genetista Gregg Semenza della Johns Hopkins University e co-premio Nobel per la medicina nel 2019, ha 55 pubblicazioni su PubPeer.
Finora 17 sono state ritrattate, corrette o precedute da “expressions of concern” per via delle immagini di “dubbia integrità” segnalate dal 2015 in poi dall’oncologo Clare Francis, e dopo il premio da Elisabeth Bik e altr* nettascienza.
Ne deduco che il comitato scientifico dell’istituto Karolinska assegna i premi senza nemmeno dare un’occhiata su PubPeer. E che la notizia di Nature, una delle riviste abbonate a PubPeer, è dovuta al fatto che il 2 settembre i PNAS avevano ritrattato 4 paper d’un colpo solo su richiesta degli autori.
Semenza meritava probabilmente il premio per aver descritto il ruolo del gene EPO – i.e. per l’eritropoietina – nell’ipossia 25 anni prima, ma data la presenza di altri due meritevoli si poteva anche evitare di darglielo.
Comunque gli va riconosciuto
a) di aver iniziato a nettare le pubblicazioni di cui è responsabile come primo/ultimo autore, e
b) dopo il Nobel di non essersi messo a vantare – in cambio di milioni di dollari/anno – gli integratori di HerbaLife e quelli altrettanto miracolosi ma non tossici di POM Wonderful a base di succo di melograno.
Lo sta facendo Louis Ignarro che su PubPeer ha soltanto 27 paper dubbi di cui 4 corretti.
Qualche lettore ricorderà che l’ex senatore Vincenzo “il Sars-Cov-2 è un virus padano” D’Anna era stato eletto – meritatamente o forse no – presidente dell’Ordine nazionale dei biologi da un’esigua minoranza di iscritti. Per due volte aveva querelato a nome dell’Ordine i tre studenti di Biologi per la scienza che avevano osato criticare la pseudoscienza promossa da entrambi con l’assenso e i soldi degli iscritti.
Anche questa volta toccherà a tutti gli iscritti pagarne le spese legali. Meritoriamente. Nella speranza di reclutare nuovi poll nuove donazioni, l’Ordine ha decurtato la quota del 50%.
E la foto del puma?
Entro subito nel merito.
L’anno prima del grande incendio del 2018, nelle contee di Los Angeles e di Ventura vivevano 17 puma con un GPS al collo. Facevano parte delle “popolazioni urbane” di P. concolor californiano studiate da Rachel Blakey et al. per cercare di salvarlo dall’estinzione.
Nel 2020 ne restavano nove e ora la loro storia prevedibile ma immeritata lo stesso è uscita su Current Biology.