Con il sole di questa mattina, il piazzale faceva pena. Non la metà parcheggio che ci vuole, quello sotterraneo è a pagamento e chi fa l’apertura al Bar Belfiore o da Panarello non se lo può permettere. Quella ovest dove sono stati abbattuti i pruni che fiorivano a fine febbraio-inizio marzo. Sostituiti da giovani “alberi del Sindaco”, a settembre uno solo era sopravvissuto alla siccità, stentato e nudo salvo un misero ciuffo in cima.
Sparito pure lui. Noi signore del quartiere, siamo in-di-gna-te. Nella città più inquinata d’Italia! D’Europa!! Dove non si respira né d’inverno né d’estate!!! Be’ nsomma…
Di fronte c’è il parco Vergani-con-giardini Bompiani, viali alberati fino al parco Sempione a nord e Solari a sud, mica ci possiamo lamentare. Ma quella distesa grigia ci inquieta. Con un 40% di tagli alla spesa prevista per i municipi nel 2023, sarà abbandonato di sicuro.
Figurati, ci faranno un parcheggio a pagamento! Ma se quello sotto è sempre vuoto! Lo occuperemo, come i futuri giardini Bompiani quando volevano costruirci dei box.
Coincidenza su Nature Sustainability – non in open access, articolo divulgativo su Carbon Brief – oggi Sean Goodwin et al.
- mappano e analizzano esempi di soluzioni basate sulla natura, progettate per l’adattamento ai cambiamenti climatici di 216 interventi urbani in 130 città del mondo.
In Italia gli interventi sono tanti (>90), ma non tengono quasi mai conto
- delle forme multidimensionali di vulnerabilità climatica, di giustizia sociale, del potenziale di collaborazione fra il settore pubblico e privato e di diversi co-benefici.
Però fra quelli registrati dall’Urban Nature Atlas, due saranno in parcheggi, a Bologna e a Bagnoli. Prometto a una condomina di informarmi, poi vediamo come migliorarli con Maria C. delle Giardiniere di Milano.
Ottima idea. Metti che l’assessora Grandi lanci un bando per un giardino climatico evidence-based e lo vincano le Giardiniere. Improbabile, ma metto.
Come settore privato potremmo collaborare, no? Vendere crediti carbonio certificati ai negozi di lusso in corso Vercelli. Multare i SUV che ci parcheggiano davanti in seconda fila e bloccano il tram. In tre mesi raccogliamo abbastanza fondi per pruni, ciliegi, magnolie, limoni (nel quartiere crescono benissimo) e gelsomini (per la siepe). E in mezzo aiuole di salvia, menta, erba cipollina, rosmarino. Raccolta per uso personale a offerta libera.
Allora scalogno e dragoncello!
Troppo fragili. Son mica convinta, ma disposta a scambiarli con melissa e cipolle selvatiche dalle ombelle (ombrelli?) azzurre. Ci sta una dozzina di sdraio in legno come quelle del parco Citroën a Parigi?
No che ce le rubano.
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O’s digest: foreste e greenwashing, cont.
L’altro giorno scrivevo di crediti carbonio falsi. Da allora sono partite altre inchieste giornalistiche, si son fatte beccare South Pole di Zurigo, un’ex non profit diventata “leader del mercato internazionale”, Total e Eni.
Su Science venerdì, sono uscite due rassegne sul degrado dell’Amazzonia per colpa dell’impatto antropico più veloce della rigenerazione naturale – non in open access ma riassumano l’Amazon Assessment Report 2021 aggiornando solo i dati satellitari.
Su Nature Sustainability, Yuanwei Quin et al. scrivono che nei territori indigeni e nei parchi nazionali dell’Amazzonia brasiliana la foresta viene tutelata dalle leggi. Dal 2000 al 2021 deforestazione è stata in media dello 0,10%/annuo. Ma nonostante Bolsonaro
- To our surprise, ITs/PAs together had a slightly larger forest area in 2018–2021 (204.6 × 106 ha) than in 2014–2017 (204.1 × 106 ha), which may be related to the recovery of forests after severe damage in 2015/2016 and, to a much lesser extent, from tree-planting projects.
Anche gli indios dovrebbero vendere crediti carbonio.