Nella loro “conversazione diagnostica” mensile, gli esperti attribuiscono un 80% di probabilità a un Niño moderato nei prossimi due mesi. Così aggiungerà i propri eventi estremi alle attuali ondate di calore, alluvioni, siccità, incendi di foreste. E alla temperatura “senza precedenti” (storici) della superficie marina.
Ma perché quella temperatura è aumentata così tanto? Uno dei fattori ipotizzati rimanda al “patto faustiano” di Jim Hansen: stanno calando le nostre emissioni di solfati (SO2), degli aerosol raffreddanti perché riflettono la radiazione solare in entrata (e che sulle terre emerse causavano piogge acide quando le centrali a carbone non erano ancora obbligate usare appositi “scrubbing”).
Tra il 1998 e il 2008, stando a una stima uscita sui PNAS, l’aumento delle emissioni in Cina aveva contributo a “mascherare” circa 0,5 °C di riscaldamento globale.
Dal 1. gennaio 2020, tutti i trasporti marittimi devono ridurle, non solo quelli regolamentati dal 1997 in poi. Passata la pausa nel commercio mondiale dovuto alla pandemia, il loro calo ha ripreso a scaldare la superfice degli oceani: non c’è traccia del raffreddamento portato da 3 anni di Niña.
Le stime del raffreddamento passato e quindi le previsioni per il riscaldamento futuro sono molto incerte, anche perché i modelli sono pochi, scrivono Watson Parris e Chris Smith su Nature Climate Change (paper non in open access, ma i risultati dei modelli sono riassunti nella figura pubblicata da Leon Simons con la didascalia.)
Don’t panic, yet
Il WMO ha aggiornato le proprie previsioni decennali: la “soglia” di +1,5 °C prevista dall’Accordo di Parigi ha il 66% di probabilità di essere superata entro il 2027, ma soltanto il 32% di superarla in media quinquennale. Salvo Niños a ripetizione. O un controllo incontrastato della COP28 che si terrà a fine novembre a Dubai City da parte di Big Oil & Coal (si mette male).
Un nuovo paper su Copernicus stima che nel 2009-2019 c’è stato un aumento netto di 5305 km2 delle piattaforme glaciali in Antartide, le “ice-shelf” che frenano lo scorrere dei ghiacciai a monte. A Ovest 18 son rimpicciolite, ma a Est 16 – più grandi e stabili – sono cresciute.
Lascio perdere gli studi che documentano impatti della crisi climatica. Chi apprezza le ricerche su eucarioti e procarioti, ne trova un bel po’ su Twitter. Semmai le raggruppo in un post. Il più affascinante – su come mai, nell’Eocene, da brontoteri di 20 kg/cad sono discesi bestioni che pesavano fino a 3 tonnellate e poi tutti quanti si sono estinti – è uscito sui PNAS a pagamento, ma c’è un thread del gruppo di ricerca con immagini spettacolari.
Nel caso possa servire
A proposito di clima, il 3 maggio a “Piazzapulita” (verso la fine) il prof. Prestininzi, geologo dei petroli in pensione, sventolava un grafico “IPPC” fuori contesto. Mi ha ricordato il (presunto) grafico della temperatura globale fino a oggi, sventolato il 15 gennaio scorso dallo psicologo Jordan “diventate come aragoste” Peterson per sostenere che la CO2 non può avere un effetto serra:

Taroccato con aggiunte varie dal 2004, l’originale di R.B. Alley rappresenta l’anomalia delle temperature, derivata fino al 1855 da una carota di ghiaccio della Groenlandia centrale (parte del progetto “GSP2”), come si intuisce dal fatto che le temperature oscillano attorno a – (meno) 30 °C. Siccome torna di moda fra i negaioli ogni 4-5 anni, è stato utilmente annotato in rosso:
