Il junktuner e il suo sultano

A Dubai, la Cop28 sul clima sarà presieduta dal sultano Al Jaber, ministro dell’industria e innovazione degli Emirati Arabi Uniti. Per arrotondare lo stipendio è anche presidente dell’Abu Dhabi National Oil Company (Adnoc) e investirà per altri 20-30 anni nella produzione di fossili e relative emissioni di gas serra.

Il conflitto d’interesse ha suscitato le proteste di parlamentari europei e congressisti statunitensi, diplomatici [omissis] e fra i giornalisti domande alle quali Al Jaber rifiutava di rispondere. Ha assunto invece consulenti e addetti alle pubbliche relazioni per rinverdire non solo il sito aziendale, ma per modificare – senza lasciar tracce come nel passato – la voce del padrone su Wikipedia, riferiscono oggi i giornalisti del Centre for Climate Reporting e del Guardian con malcelata ilarità.

  • Un utente di Wikipedia, la cui identità è sconosciuta ma che ha rivelato di essere stato pagato da Adnoc, ha suggerito ai redattori di rimuovere il riferimento a un accordo da $4 miliardi di dollari firmato da Al Jaber nel 2019 con BlackRock e KKR per lo sviluppo dell’infrastruttura dell’oleodotto. Secondo l’utente c’erano “troppi dettagli”, bastava dire che Al Jaber aveva attirato “investimenti internazionali” in Adnoc. Ha anche raccomandato di eliminare una citazione dal Financial Times che evidenziava la dissonanza tra il ruolo di Al Jaber come zar del clima degli Emirati Arabi Uniti e l’espansione dei combustibili fossili decisa da CEO di Adnoc.

I risultati non avendolo reso abbastanza woke per i suoi gusti, Al Jaber ha ordinato uno del suo team Cop28 di cambiare il testo della voce “Cop28“.

  • A febbraio, un utente con lo pseudonimo di junktuner ha apportato una serie di modifiche, […] ha confermato che il capo del marketing, Ramzi Haddad utilizza lo stesso pseudonimo su Twitter. Haddad ha rivelato i suoi legami con Al Jaber solo quando un altro utente glielo ha chiesto.

Forse gli Emirati dovrebbero investire di più in educazione digitale.

Noi e altri animali

O’s digest in open access

  • Tales of the tongue” di Elisabeth Pennisi ha – meritatamente – una copertina spettacolare su Science. E’ un saggio incantevole e sorprendente degli studi sull’evoluzione della lingua da quando è comparsa in bocca ai vertebrati 350 milioni di anni fa, cambiando forma, colore e usi – “e plasmando la vita sulla Terra”. Nel caso di noi H. sapiens potrebbe essere servita per la prima volta 6-7000 anni fa a trasmettere una malattia infettiva per via orale.

(A proposito di saggi, sull’Atlantic Ned Yong chiede a zoologi e nomenclaturisti se è giusto dare il cognome di un umano a una specie animale. All’inizio gli pare di no, ma poco a poco… E’ proprio bravo.)

Parental care results in a greater mutation load, for which it is also a phenotypic antidote“, Proc. Royal Society B. Un gruppo di dottorande coordinate da Rebecca Kilner hanno allevato per 48 generazioni degli scarabei seppellitori divisi tra orfani e non (Prima puntata qui). Volevano verificare una teoria sull’evoluzione dell’accudimento genitoriale. Una volta acquisito il comportamento permane quasi sempre anche se è dannoso per le larve che accumulano mutazioni genetiche deleterie?

Forse no nella prima puntata, e sì con riserve nella seconda: se la cavano (fitness genetica) meglio delle larve orfane perché i genitori le aiutano a superare le difficoltà iniziali.

Climate change is altering the physiology and phenology of an arctic hibernator“, Science. L’Artico si riscalda più velocemente del resto del pianeta, da vent’anni il permafrost tarda sempre di più a indurirsi e la sua trasformazione in melma è sempre più precoce. Gli scoiattoli maschi e femmine ibernano più tardi, e i maschi si svegliano più tardi. Così lasciano le scoiattole alla mercé di predatori carnivori che ibernano anch’essi ed escono affamati dal lungo digiuno.

Su Twitter ho messo altre notizie e paper via via che li leggevo, ma questi sono i più affascinanti – a mio avviso. Menzione speciale: i tweet in cui Giorgio Gilestro divulga in anteprima una ricerca del suo lab sull’evoluzione del sonno, della sua durata e della sua funzione più probabile, in animali che vanno dagli elefanti alle drosofile (la sua passione: nel preprint ce ne sono 7 specie diverse).

Questo week-end ho anche “rimorchiato”(ital?) due negaioli eccezionali sui tweet altrui, tra un collezionista di grafici taroccati vintage.

E negli short di Leonid Schneider c’è una buona notizia per lui, Queen Bik e i loro nettascienza: Gregg Semenza è arrivato alla settima ritrattazione di ricerche per le quali aveva ricevuto il Nobel nel 2019.

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