Il prato delle bufale

Nell’editoriale di Science, l’economista del clima Gernot Wagner corregge certe affermazioni di Stuart Kirk, un signore piuttosto influente nei mercati finanziari.

Da responsabile degli investimenti “responsabili” della HSBC, una banca inglese che gestisce $3 trilioni, Kirk aveva partecipato alla discussione “Moral Money” organizzata dal Financial Times. A suo avviso, l’ex governatore della Banca del Canada e della Banca d’Inghilterra è un catastrofista i cui

  • avvertimenti infondati, striduli, partigiani, interessati e apocalittici sono SEMPRE sbagliati,

e gli impatti dei cambiamenti climatici sono soltanto “iperbole”. Il tutto condito da “commenti incendiari” quali

Wagner preferisce l’understatement:

  • Il suo intervento era inficiato da imprecisioni fattuali e mostrava un’incomprensione dei rischi climatici e delle loro implicazioni finanziarie.

Trascura i débordements dal vaso per i quali la banca ha “sospeso” Kirk dalle sue funzioni e si occupa di opinioni diffuse tra certi banchieri. Per esempio, non capiscono che i rischi climatici sono correlati e coinvolgono l’intero pianeta, pertanto è quasi impossibile “diversificare” gli investimenti. Quanto alle le implicazioni finanziarie, basta leggere i bilanci delle multinazionali più esposte:

  • le assicurazioni [e riassicurazioni] Aon hanno subito perdite di oltre $343 miliardi legate al clima e al maltempo soltanto nel 2021.

(Non sono stime a naso, le hanno proprio dichiarate.) Su un punto Wagner ammette che Kirk ha ragione: si possono ancora fare soldi “infilando la testa nella sabbia”.

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“Higgs bosom” a parte, ho trovato molto divertente, e azzeccata la critica della utility function usata nei modelli macroeconomici, di Christian Mueller. Se vi avanza tempo, merita anche il suo articolo sulla medaglia Clark – un po’ come la Fields per i giovani matematici – data a Oleg Itskhoki.

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Jon Cohen riassume il “l’avevo detto io” generale: nel suo rapporto preliminare, il comitato dell’Oms che doveva far chiarezza sull’origine del covid chiede “ulteriori ricerche” che la Cina vieterà di nuovo.

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Kai Kupferschmidt (il blu è il suo colore preferito) racconta un thriller internazionale: sceicchi, avventurieri à la Indiana Jones, Ong aviariste, miliardari, infezioni virali, allevamenti segreti e colpi bassi per reintrodurre in natura la piccola e meravigliosa ara blu (Cyanopsitta spixii).

E’ anche la star del podcast.

Come Tuskegee

Ieri accennavo alla ritrattazione da parte di Frontiers ma solo per “errori statistici”, dei risultati falsificati di un trial in Amazzonia con una ciarlataneria piaciuta a Bolsonaro. Come riferiva il BMJ, stando al CONEP

  • Le violazioni dell’etica medica e dei diritti umani sono state le peggiori nella storia del Brasile.

Flavio Cadegiani et al. hanno lasciato morire di covid 200 pazienti del gruppo di controllo ai quali somministravano colchicina, idrossiclorochina, ivermectina, azitromicina, vitamina D (omissis) o un placebo al posto delle cure standard, visto che in Amazzonia il governo federale non mandava l’ossigeno.

Lo scopo era di dimostrare la strabiliante efficacia dell’estrogeno “naturale” che farebbe ricrescere i cappelli, inventato dal pregiudicato Torello Lotti, made in China e venduto da una ditta californiana di cui il tuttora “professore ordinario dell’università telematica G. Marconi” è il consulente scientifico.

Su Twitter, Cadegiani strepita e mente come al solito, cf. Retraction Watch. Leonid Schneider parla delle sue atrocità nei short del venerdì in mezzo ad altra “quackery to die for”.

Per le puntate precedenti, cf. anche l’archivio dell’oca passim, “Il prato degli orrori“, “Lodati siano i nettascienza“; “Variante Z” e forse altrove.

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