Mi ripromettevo di parlare di Pensieri della mosca con la testa storta di Giorgio Vallortigara e mi sentivo un po’ in colpa. Non più perché ho solo un poscritto da aggiungere alla discussione con Ugo Morelli, alle recensioni di Riccardo Manzotti su DoppioZero o di Tiziana Colaianni su SapereAmbiente (h/t radioprozac).

Nella teoria che Giorgio Vallortigara costruisce raccontando esperimenti con animali dai cervelli spesso minuscoli, la coscienza è l’esperienza (la memoria) delle relazioni tra sé e il mondo esterno (sensazioni) e di quelle tra le cose nel mondo esterno (percezioni). La loro correlazione genera categorie astratte e queste consentono di prevedere quello che accadrà.
E’ un’interpretazione “relazionale” della coscienza che evita l’idealismo e il dualismo mente-materia. Somiglia molto a quella suggerita da Carlo Rovelli alla fine di Helgoland:
- Se pensiamo in termini di processi, eventi, in termini di proprietà relative, di un mondo di relazioni, lo iato tra fenomeni fisici e fenomeni mentali è molto meno drammatico. Possiamo vederli entrambi come fenomeni naturali generati da complesse strutture di interazioni.
Lo stesso mondo di cui sono “coscienti” i formicaleoni e i lombrichi, i Rovelli e i Vallortigara.
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O’s digest – Covid
Sul manifesto, Andrea Capocci fa presente che per mettere fine alla pandemia, le vaccinazioni devono battere in velocità la diffusione delle varianti del coronavirus identificate dalla “sorveglianza genomica”. Solo che
- l’Italia non ha una rete di rilevazione tempestiva delle varianti. Eppure, il governo Conte a gennaio aveva annunciato la nascita di un “Consorzio” per il monitoraggio dei nuovi ceppi virali: a che punto è?
Su Nature:
- David Adam fa il punto su quello che si sa delle varianti a diffusione rapida;
- l’editoriale esorta di nuovo “i paesi più ricchi a unirsi agli Stati Uniti, alla Cina e alla Russia” nel chiedere una moratoria sui brevetti e “riconoscere che una produzione dei vaccini anti-Covid distribuita equamente nel mondo è a beneficio di tutti”;
- Lynne Peeples passa in rassegna le decisioni in USA e in Europa di non imporre più le mascherine e parecchi scienziati che intervista temono che sia prematuro. Nel mio quartiere, la stragrande maggioranza la pensa come loro e si toglie la mascherina solo alla terrazza dei bar.
Martin Ensenrink è un caporedattore di Science che in Olanda, dove vive, era volontario nel trial del vaccino CureVac. In febbraio aveva ricevuto le due dosi senza sapere se del vaccino o del placebo. In aprile dovevano uscire i risultati preliminari dopo che in entrambi i gruppi c’erano stati 185 casi confermati di covid-19. Da quel momento se era nel gruppo placebo e nella fascia età prevista delle autorità olandesi, poteva farsi vaccinare.
Ormai era maggio, il momento tardava. Era libero di abbandonare il trial prima della sua conclusione, ma gli sembrava scorretto.
Dal 16 maggio, tocca alla sua fascia di età. Su Science racconta che durante la visita del 120° giorno, ha chiesto di uscire dal “doppio cieco”: era nel gruppo placebo. Si è subito prenotato per le vaccinazioni:
- Non ci ho pensato molto a lungo. Non vedo l’ora di essere al riparo del covid-19. Rivoglio la mia vita del 2019 – o qualcosa che ci somiglia. […] Oggi sono andato in bici a uno dei centri di vaccinazione di Amsterdam, installato in un centro conferenze immenso e vuoto, e ho ricevuto la mia prima dose di Pfizer-BioNtech. La ruota della fortuna non mi aveva dato quello che speravo, ma mi son sentito molto fortunato lo stesso.
Ma se tutti facessero come lui?
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Su For better science, Leonid Schneider intervista “Smut Clyde” e “Tiger BB8”, i due ricercatori nettascienza che documentano l’attività di aziende cinesi specializzate nella produzione di falsi paper…
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Whaaaaat? Sul Guardian, estratti della testimonianza di Dominic Cummings, allora consigliere di Boris Johnson, davanti al Select Committee su come il governo britannico ha gestito l’inizio della pandemia.
“Ma se tutti facessero come lui? ”
Tutti in bici fino ad Amsterdam?;-)
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