In un saggio dalla grafica spettacolare, su Nature Philip Ball passa in rassegna una decina di reattori a fusione nucleare in costruzione, dai pachidermi “nazionali e multinazionali” ai fuscelli di aziende private.

Per lo più sono variazioni sui vecchi tokamak e stellarator. I miglioramenti riguardano innanzitutto i materiali superconduttori usati per il confinamento magnetico, la potenza di calcolo, la temperatura da raggiungere per la fusione e la composizione del plasma confinato.
La novità è che
- Ora esistono più di 30 aziende private stando ai dati pubblicati in ottobre dalla Fusion Industry Association (FIA) di Washington, DC […]; le 18 società che hanno dichiarato i propri finanziamenti hanno ricevuto in totale oltre $2,4 miliardi quasi interamente da investimenti privati.
Noccioline rispetto ai $22 miliardi di ITER e perfino ai $3,5 della National Ignition Facility statunitense, eppure alla domanda della FIA la maggioranza ha risposto che
- entro il prossimo decennio la fusione alimenterà una rete elettrica da qualche parte nel mondo.
Anche prima, suvvia…
Con $880 milioni soltanto, la TAE Technologies ha già costruito e sta testando prototipi di un reattore lineare, il più innovativo, nel quale atomi di boro-11 collidono con nuclei di idrogeno (niente neutroni -> più sicurezza). Tutto nei tempi previsti finora, quindi il reattore dovrebbe essere “in commercio” alla fine degli anni Venti al prezzo di $250 milioni.
“Un sogno lungo settant’anni”
Sembra che stia per realizzarsi a prezzi e dimensioni abbordabili. Certi reattori compatti
- con una potenza attorno a 100 MW “hanno la dimensione giusta per un grande portacontainer”.
Molti fisici e ingegneri contattati da Philip sono scettici, anche se riconoscono che “l’umore è cambiato”. Altri fanno presente che le aziende sfruttano 70 anni di ricerca pubblica e che in USA e in Gran Bretagna sono sostenute da governi, come succede alle tecnologie spaziali.
Per Chris Mowry, il direttore della General Fusion, motto “Energia pulita. Dappertutto. Per sempre.”,
- “Per la fusione, questo è il momento SpaceX”.
O meglio, il momento vaccini per il Covid-19:
- E proprio come i vaccini, la fusione sarà necessaria ovunque, soprattutto mentre aumenta il consumo di energia nei paesi a basso reddito. […] “E’ una sfida esistenziale,” dice Mowry. “La fusione è il vaccino per i cambiamenti climatici.”
Ha l’ultima parola nel caso fosse sfuggito che i CEO della fusione tendono all’iperbole. Nei paesi a basso reddito manca una rete di distribuzione sia dei vaccini che dell’elettricità…