Misure di efficacia cercansi

Oh, finalmente. Stella Talic e altri 14 ricercatori e dottorandi hanno analizzato e valutato gli studi pubblicati e in preprint sull’efficacia degli interventi non farmacologici per prevenire la trasmissione del covid.

Finalmente un corno.

Dalla rassegna che pubblicano sul British Medical Journal, dev’essere stato un lavoro frustrante. Su 51.878 pubblicazioni in tema, soltanto 650 erano studi sperimentali (uno solo valido) e osservativi; di questi soltanto 72 erano conformi ai criteri di valutazione.

Una miseria.

Quelli sugli interventi sociali – quarantena, isolamento, lockdown “universale” i.e. come in Cina, chiusura delle frontiere, delle scuole e dei posti di lavoro – erano scarsi ed eterogenei. Altri riguardavano un “pacchetto di interventi” dal contenuto e dall’adozione variabile.

I risultati non si potevano confrontare.

Una volta eliminati i fattori di confusione e controllata l’affidabilità degli studi, ne restavano 35 dei quali 12 adatti a “un’analisi quantitativa e qualitativa”, tutti sulle “misure di protezione personali”: indossare la mascherina, lavarsi le mani, mantenere le distanze.

Risultato: ciascuna delle prime due riduceva l’incidenza del covid del 53% e il distanziamento del 23%. A parte l’uso sempre più raro del gel offerto nei bar e nei negozi, l’euristica del mio quartiere è corretta.

O no?

Nell’editoriale, Paul Glaziou et al. scrivono che conviene aspettare i risultati di due esperimenti randomizzati su vasta scala, in corso in Bangladesh e in Guinea, perché nel frattempo sono usciti altri studi che attribuiscono alle mascherine un’efficacia del 10%.

Accid… D’altronde perché lavarsi le mani ridurrebbe del 53% l’incidenza del covid, se il virus si trasmette per via aerea?

  • E’ probabile che lavarsi le mani sia un marcatore per comportamenti protettivi diversi come evitare gli assembramenti, mantenere le distanze e indossare la mascherina.

Forse è un marcatore dell’attenzione a sé e agli altri.

Visti i miliardi spesi per lo sviluppo di vaccini e farmaci,

  • l’importanza cruciale delle misure sociali di sanità pubblica [Phsm] per controllare la pandemia,

le incertezze (e le polemiche, aggiungo io) sui loro effetti, Glaziou et al. sono colpiti

  • dalla carenza di investimenti nelle Phsm, soltanto il 4% del finanziamento globale della ricerca sul covid-19. Un sondaggio dell’università di Oslo potrebbe chiarire quali sono gli ostacoli ai trial di Phsm e come superarli, incoraggiando i ricercatori a risponderci. Aneddoticamente, gli ostacoli comprendono questioni legali ed etiche, carenza di fondi e di sostegno pubblico e politico.

Sui politici glissons, ma perché il pubblico sarebbe contrario alle ricerche su forme di prevenzione non farmacologica?

h/t un articolo del Guardian un po’ fuorviante, trovo.

*

Altre polemiche in corso

Origine del Sars-CoV-2

Su Nature Communications, Deborah Delaune et al. descrivono un ceppo di Sars-CoV-2 trovato nel 2010 nei pipistrelli in Cambogia, al 92,6% geneticamente uguale a quello del covid. La differenza principale è la proteina spike che non combacia con i recettori sulle cellule umane.

Anche secondo loro, il Sars-CoV-2 e i beta-coronavirus imparentati sono diffusi su un territorio del sud-est asiatico ben più ampio di quello che si credeva.

Su Science, Jon Cohen riassume le traversie e i conflitti d’interesse di Peter Daszak, il virologo di EcoHealth che aveva progettato studi detti “gain of function” per rendere più infettivo il Sars-CoV-2. Studi che sarebbero stati fatti a Wuhan nel lab di Shi Zhengli, la ricercatrice cinese con la quale Daszak e i suoi colleghi di EcoHealth collaborano dal 2006 grazie a finanziamenti degli NIH.

Durata della protezione dei vaccini

E’ solo un preprint, da prendere con sale. In un’ampia “coorte” svedese, in media l’efficacia dei vaccini Pfizer e Moderna declina lentamente, e quella dell’Astra-Zeneca più velocemente. Tutti e tre proteggono dal covid grave per nove mesi ma molto meno gli uomini, gli anziani fragili e i pazienti con comorbidità.

Terza dose sì, terza dose no

Fughe di notizie a parte, in Israele non si sa quanto dura l’efficacia del richiamo con Pfizer somministrato da agosto. Dell’efficacia in sé, si sa già che è molto superiore a quella delle due dosi dopo cinque mesi.

Se il declino segue la traiettoria svedese, potrebbe durare anche un anno – con le solite eccezioni e salvo nuova variante.

***

OMG!

Il vaccino anti HPV è molto efficace, fate passare per favore?

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