Quante vittime?

In Francia i politici – il presidente Macron in primis – e i media che incensano Didier Raoult dall’inizio della pandemia aspettano in silenzio che passi “il peggior scandalo del ventennio”, l’ultima puntata del quale esce da ieri su media meno compiacenti.

I turiboli si mettono a oscillare con più slancio in febbraio 2020, quando Raoult – direttore di un istituto con finanziamenti insolitamente generosi in un ospedale universitario di Marsiglia – proclama che la clorochina cura il covid, un’infezione localizzata in Cina che nel mondo causerà meno morti degli incidenti di monopattino.

Il 17 marzo 2020, Raoult et al. pubblicano i risultati di un esperimento clinico né in doppio cieco né randomizzato come “articolo in corso di stampa” sul sito dell’istituto di Raoult; il 20 marzo come “bozza” su MedrXiv; il 20 marzo sulla rivista diretta dal suo assistente e co-autore Jean-Marc Rolain, che l’aveva ricevuto il 16, rivisto e accettato il 17.

Su ventisei persone identificate come positive al tampone per il Sars-CoV-2 durante una visita all’Istituto, 14 ricevevano idrossiclorochina e 8 risultavano negative per il virus entro 6 giorni; 6 ricevevano anche azitromicina ed erano ancora più negative. Tutte erano guarite due settimane dopo. Sei scomparivano dalle statistiche – un tripudio di valori p… – perché tre venivano ricoverate in terapia intensiva all’ospedale universitario di fronte, una abbandonava il trial per effetti avversi gravi e due per motivi ignoti.

Nel gruppo di controllo, sedici pazienti ricoverati all’ospedale di Nizza e di altre città ricevevano cure standard, uno solo risultava negativo al test, tutti erano ancora vivi due settimane dopo.

Fama mondiale

Nei commenti sotto la bozza di MedrXiv e su PubPeer, le contestazioni sono immediate. Il trial è stato approvato una settimana dopo l’inizio non del reclutamento, bensì delle cure, e i conti non tornano.

In aprile medici e ricercatori chiedono un’indagine in lettere aperte agli organi di controllo che rifiutano di intervenire. Un medico (il rianimatore Damien Barraud, se non ricordo male) denuncia gli abusi etici e i falsi di Raoult alla procura di Marsiglia che li trova “insufficientemente caratterizzati” e il 24 novembre decide di non “dare seguito”.

(Nel 2010, le spese legali pagate dall’università di Marsiglia per difendere Raoult ammontano a 60 mila euro, ma comprendono anche le sue querele.)

Una decina di ricercatori manda commenti sul trial di Raoult alla rivista di Rolain, il quale rifiuta di pubblicarli fino a luglio, quando altre critiche sono già uscite sul New York Times, The Scientist ecc. L’editore Elsevier chiede la ritrattazione dell’articolo. Raoult minaccia una querela, Elsevier fa marcia indietro: potrà pubblicare una “ri-analisi”, con calma.

In maggio, The Lancet pubblica la frode di Surgisphere. Subito sbandierata dagli anti-Raoult, è così raffazzonata che se n’accorgono per primi dei giornalisti australiani. Il direttore del Lancet è costretto a ritrattarla dopo due settimane. I pro-Raoult cantano vittoria.

Il 25 giugno, Rolain firma e pubblica un secondo articolo di Raoult et al. Questa volta lo studio retrospettivo, né randomizzato né in doppio cieco né autorizzato coinvolge 3.737 persone e i conti tornano ancora meno.

Grazie a Trump, da gloria nazionale Raoult diventa una star internazionale. I suoi seguaci prescrivono l’idrossiclorochina – con e senza azitromicina, zinco, vitamine, ivermectina, altri farmaci e integratori a scelta – in mezzo mondo. Le vittime aumentano in modo esponenziale, insieme ai trial clinici seri.

(Dopo un gran dispendio di tempo, personale e fondi, e migliaia di pazienti privati di cure valide – ossigenazione, corticosteroidi – quei trial confermeranno l’inefficacia e i rischi dell’idrossiclorochina pura e in cocktail).

In novembre, Rolain pubblica ma non firma la ri-analisi, una toppa peggiore del buco. Le due persone che in marzo erano scomparse dalle statistiche per motivi ignoti sono ricomparse, e

  • fra i gruppi, non c’era alcuna differenza significativa per necessità di ossigenoterapia, trasferimento in unità di cure intensive e decessi… 

Oltre a scrivere altri articoli impresentabili, l’instancabile Raoult concede interviste ad ammiratori in televisione, e a un assistente in video proiettati all’ingresso e nei corridoi del proprio istituto.

Annuncia che il Sars-CoV-2 girava in Europa nell’Ottocento; l’ivermectina cura il covid; i vaccini sono superflui e pericolosi. E accusa ovviamente i suoi critici di essere dei minus habens invidiosi e corrotti, in particolare Elisabeth Bik che un suo co-autore trolla sotto vari nick anche nei giorni festivi.

Sul viale del tramonto

All’estero, la sua celebrità va calando. Trump perde le elezioni; la variante delta fa strage in India nonostante i consumi elevati di idrossiclorochina e l’estate scorsa iniziano in Brasile le inchieste parlamentari e giudiziarie sulle somministrazioni forzose delle sue cure.

Il 21 settembre, il comitato etico del CNRS pubblica un parere sui danni del “populismo scientifico” praticato da scienziati e politici tra i quali l’ex ministro della sanità e cardiologo Douste-Blazy. Il 3 aprile 2020 quando il ministro attuale aveva vietato l’uso della clorochino e dell’idrossiclorochina contro il covid all’infuori di trial clinici, Douste-Blazy aveva lanciato una petizione per fare abolire il divieto di una cura così veloce, sicura ed efficace. In una settimana raccoglieva 400 mila firme.

Il 19 ottobre scorso se ne rincresce in televisione. Era stato “maldestro” da parte sua, ma ha un’attenuante:

  • Siccome Didier Raoult è uno dei più grandi ricercatori e infettivologi al mondo, mi sono subito schierato con lui.

Il 22 ottobre la giornalista Pascale Pascariello di Mediapart pubblica le denunce di “esperimenti selvaggi” su senza dimora, immigrati e sans papiers malati di tubercolosi. Denunce che medici e infermieri dell’istituto di Raoult avevano inoltrato agli organi di controllo, con l’unico risultato di venir minacciati di ritorsioni.

Il giorno stesso il direttore dell’ospedale universitario, che è appena cambiato, annuncia un’indagine interna e chiede l’intervento dell’Agenzia per il farmaco e di quella per la sorveglianza degli ospedali universitari di Marsiglia (APHM) – la quale conferma le informazioni della giornalista il 27 ottobre.

Si sveglia perfino il consiglio regionale dell’Ordine dei medici che si accorge di avere nel cassetto tre denunce di cui una di Raoult e lo convoca il 5 novembre. Raoult si presenta insieme al suo avvocato, l’anti-vax Fabrice Di Vizio più volte sanzionato dal proprio ordine per aver imbrogliato dei clienti, che intona lai complottisti sul tema “Il mio assistito, uno dei più grandi scienziati ecc., è vittima di un processo politico”.

Ieri Pascale Pascariello ha pubblicato dichiarazioni fatte da dodici membri del lab di Raoult durante le indagini in corso. Le più particolareggiate riguardano il paper del 20 marzo 2020, oggi con >5 mila citazioni, e il suo “aggiornamento”.

L’idrossiclorochina non produceva gli effetti anti-virali sperati. Raoult aveva quindi cambiato i cicli della Pcr che usava per stabilire il valore Ct – inversamente proporzionale alla carica virale – nel test per gli antigeni. Si era anche riservato l’uso del file nel quale registrare i risultati.

Per le Pcr dei pazienti ricoverati all’ospedale di Nizza, i più numerosi nel gruppo di controllo, il valore Ct era stabilito con 39 cicli, e 34 in quello universitario di Marsiglia. A scanso di equivoci, in televisione Raoult precisava che tutte le Pcr erano fatte nel suo lab e che sopra i 35 cicli c’era solo “la memoria dell’acqua“.

L’articolo di Mediapart è ripreso da televisioni, radio e quotidiani, poche ore dopo l’APHM annuncia una nuova indagine. Quante vittime avrebbe risparmiato un’indagine fatta in marzo 2020?

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