Ho letto tre paper che potrebbero distrarre dai disastri quotidiani e ridare fiducia nella specie H. sapiens. Il primo è per socie e soci superstiti del D, melanogaster‘s Genetics & Neuroscience Fan Club.
Su Current Biology, open access e imperdibile come sempre, Christa Baker di Princeton et al. spiegano come l’amata moscerina ascolta i due canti dei suoi corteggiatori.

Hanno identificato nuovi neuroni uditivi, mappato il connettoma di tutti quanti e da questo hanno isolato la rete di neuroni stimolati e inibiti che dovrebbe favorire il canto pulsato e snobbare quello sinusoidale. O vice versa. Siccome non hanno trovato una “gerarchia” nei nodi della rete, hanno creato un modello che, a partire dai primi stimoli in ingresso, prevede la preferenza per il canto pulsato o per quello sinusoidale.
Un lavoro enorme ma, dal punto di vista del moscerino, piuttosto deludente. Alla domanda “la preferenza resta platonica o no?”, gli autori rimandano a una prossima puntata:
- Un lavoro futuro dovrebbe esaminare come questa rete viene letta dai neuroni a valle per innescare risposte comportamentali al canto.
Armi termobariche
Come dice il nome, i gamberi pistola sparano onde d’urto per uccidere i nemici. Ce ne sono di vari generi e specie, ma il pistola vero e proprio (Alpheus heterochaelis) schiocca un getto d’acqua
- che può raggiungere la velocità di 115 km/ora, la pressione sonora di 210 dB e la temperatura di circa 4 400 °C.
Toutes proportions gardées – in media sono lunghi due centimetri – hanno la potenza distruttiva dei lancia-missili russi TOS-1A. Il problema è che capita spesso che si sparino a vicenda. Come fanno a sopravvivere? si sono chieste Alexandra Kingston dell’università di Tulsa et al. Hanno sottoposto quelle macchine da guerra a bombardamenti sperimentali. A una metà avevano tolto il “cappuccio orbitale” (ital? orbital hood) identificato in una ricerca precedente.
E’ un pezzo dell’esoscheletro che sporge sopra gli occhi, un po’ come l’elmetto dei cavalieri teutonici in Alexander Nevsky:

Hanno scoperto che fa proprio da elmetto. Deflette l’onda, frena il flusso d’acqua in arrivo, ne raccoglie una parte e la rilascia:

- l’esposizione alle onde d’urto rallentava la ricerca di un riparo e causava una perdita del controllo motorio negli Alpheus heterochaelis dai quali avevamo rimosso il cappuccio orbitale, ma non modificava significativamente il comportamento dei gamberetti con il cappuccio integro.
Afrotheria sucked
Su Nature Eco Evo, Kevin Thompson dell’università dell’Illinois-Champaign et al. hanno ricostruito l’albero filogenetico di circa 5000 specie di pidocchi e hanno confrontato i genomi di 33 specie dei pidocchi dei mammiferi con l’albero filogenetico dei mammiferi infestati. Così sono risaliti al LUCA (Last Universal Common Ancestor) dei nostri pidocchi passando dalle loro vittime:

Circa 100 milioni di anni fa, un pidocchio degli uccelli (e almeno una pidocchia) ha iniziato a tormentare uno degli Afroteri: elefanti, antichi toporagni elefante, iraci ecc. Discendenti da antenati pennuti, ne raccoglievano l’eredità e se la scambiavano volentieri…
E’ una storia palpitante, purtroppo non in open access. Potrebbe essere incompleta, scrive Colin Barras in
una recensione intrisa di giochi di parole che non sempre s’addicono al blog di una signora.
Per chi è interessato alla nostra storia recente con i pidocchi, e non sa chi è “M. Berenbaum” in bibliografia, cf. Bambi! e La nemesi di Napoleone.