“Uno dei peggiori articoli…”

Per ora. Su una rivista del predone MDPI, la Enfarma S.r.l. ha comprato un’altra réclame per i propri integratori alimentari a cura di Christiano Argano e altre cinque persone che lavorano all’ARNAS civico di Palermo:

Fonti di vitamina D anche sott’olio o sale- foto Oregon Coast Aquarium

In altre rassegne di articoli altrui, Argano et al. avevano già trovato che la vitamina D previene e cura il covid, Con mirabile sincerità, nell’abstract scrivono che

  • Questa meta-analisi e analisi sequenziale degli studi clinici (TSA) aveva lo scopo spiegare meglio la forza dell’associazione tra il ruolo protettivo dell’integrazione di vitamina D e il rischio di mortalità e ricovero in unità di terapia intensiva nei pazienti con COVID-19.

Non di verificare se era efficace o meno nei trial seri pubblicati fino al 20 settembre scorso.

Dagli abstract su PubMed, Medline e Cochrane Library estraggono con un “formulario” (form) un totale di 5 – sic – paper conformi ai criteri di affidabilità da loro stabiliti tra cui la somministrazione randomizzata in pazienti ospedalizzati.

Escluso così, per motivi ignoti, che gli integratori prevengano il covid, il risultato desiderato dagli autori e dallo sponsor si basa per l’85% sui pazienti di questo preprint:

Postulava una deficienza di vitamina D3 nella popolazione spagnola nemmeno vivesse in Islanda ed era così sgangherato che i curatori dell’archivio di preprint del Lancet lo avevano ritrattato il 21 novembre 2021. Quattro mesi prima era uscito su una rivista dignitosa – fino alla pandemia – con una correzione importante: la somministrazione della vitamina D3 non era “randomizzata”. Invece gli autori avevano reclutato pazienti ricoverati casualmente, i.e. dove c’erano letti liberi, negli ospedali dove lavoravano.

Per dirla con Gideon Meyerowitz-Katz a.k.a Healthnerd, abituato ai miracoli della vitamina D,

  • È uscito un nuovo studio su Vitamina D e COVID-19 che ha riportato un beneficio, con enormi applausi da parte dei soliti sospetti. Tuttavia è uno dei peggiori paper che abbia mai visto. Così tanti errori che è difficile sapere da dove cominciare 1/n

In realtà, lo sa e procede alla demolizione con l’aiuto di Patrick Owen che rifà le statistiche et al.

Altre fonti di vitamina D – foto Wikimedia commons

Per altri orrori, cf. gli short di Leonid Schneider.

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O’s digest
  • su Weather & Climate Extremes, in open access, Veronica Torralba e colleghi del CMCC descrivono un modello climatico per le grandinate nelle regioni italiane . Ha ancora molti limiti, dicono, ma non ne ho visti altri su scala così ridotta e dal poco che ho letto non pensavo che si Npotessero costruire. Progressi anche del machine learning, immagino, il loro retro-prevede correttamente (hindcast) la probabilità (meteo) di grandine in Friuli Venezia Giulia;
  • in lettura gratis per ora, su Nature Reviews Earth & Environment, la rassegna di Bridget Scanlon et al. “Global water resources and the role of groundwater in a resilient water future” mappa dove l’acqua potabile di falda e di superficie sta già scarseggiando e le soluzioni migliori per risparmiarla in futuro. Sulla mappa però, i posti peggiori sono quelli dove i conflitti armati, spesso causati dalle siccità, vanificano i cosiddetti “accordi di bacino” per la condivisione dell’acqua dei fiumi… Cf. anche “The Water Crisis is Worsening“.
  • Su Science di oggi, “Breathless oceans” è un reportage di Warren Cornwall sul calo di ossigeno negli oceani che parte dalle ricerche sui suoi effetti negli squali. Il calo, dovuto al riscaldamento globale, è stato documentato nel 2008 in alcune zone che si stanno ampliando e stando ad alcuni modelli entro il 2100 potrebbe arrivare al 20%. Un “problema per fasce di vita marina”, oltre a quelli causati da pesca abusiva, caldo, acidificazione, inquinamento ecc.;
  • Su Science Advances, Sabine Gaudzinski-Windheuser et al. riscostruiscono come 125 mila anni fa e per circa 2000 anni, in Germania attuale, per generazioni i Neanderthal andavano a caccia di elefanti Palaeoloxodon antiquus, “i più grandi animali terrestri del Pleistocene, pesavano fino a 13 tonnellate” su grandi distanze la loro macellazione, distribuzione una volta tornati al proprio insediamento e come ne conservavano la carne a volte per settimane. Erano più organizzati e mobili di quanto si pensasse finora. Il commento “Perception versus reality: Implications of elephant hunting by Neanderthals” inizia così:
  • Pochi membri del lignaggio degli ominidi sono stati più diffamati nella cultura popolare dei Neanderthal. Dalla loro scoperta e dalle prime raffigurazioni all’inizio del XX secolo, c’è stato un rendere “altro da noi” i nostri cugini più stretti, al punto che uomo delle caverne o Neanderthal è un insulto… Gli scienziati non sono stati immuni (la nota non rimanda a un paper di Svante Pääbo…)

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