Il covid sarebbe sparito a Pasqua o in estate con il bel tempo, prevedevano parecchi governanti e pochi scienziati un anno e mezzo fa. Come un’influenza, in meno letale. Si è diffuso presto fra i Tropici, in Sudafrica, in America Latina dove faceva caldo, eppure
- ci sono evidenze contraddittorie sull’influenza del meteo sulla trasmissione del Covid-19
scrivono Francesco Sera (nota) e un centinaio di ricercatori in un paper uscito su Nature Communications.
Così hanno provato anche loro a distinguere l’influenza del meteo tra l’inizio di gennaio e fine maggio 2020 in 409 città di 26 paesi – tabella 1 – tenendo conto dei fattori demografici, sociali ed economici, dell’inquinamento atmosferico (omissis), e degli interventi locali per limitare i contagi.
Da un Himalaya di dati – pubblicati qui così tutti possono usarli – hanno estratto un segnale minuscolo. Il tasso di infezione effettivo (Re) diminuiva dello 0,087% per ogni 10 °C in più.
In media
- La temperatura esterna spiegava il 2,4% e l’umidità assoluta il 2,0% della variazione del Re, rispetto al 13,8% spiegato dall’Indice Oxford di risposta governativa. (link aggiunto)
Umidità relativa, precipitazioni e velocità del vento non facevano differenza.
Insieme ai modi per controllare le “variabili confondenti”, per me la parte più interessante è la Discussion: perché sono state selezionate certe co-variabili nel confronto tra le città, in base a quali caratteristiche del virus, e soprattutto i limiti di queste analisi rispetto alle precedenti.
Refrain: l’emisfero nord è sovra-rappresentato; le definizioni sono discordanti; i dati epidemiologi sono disomogenei e non sempre affidabili.
Morale: nonostante gli appelli dell’Organizzazione mondiale della sanità da mezzo secolo, non esistono né criteri comuni né una rete mondiale di monitoraggio.
Nota: F. Sera, ricercatore alla London School of Hygiene & Tropical Medicine nel gruppo di Antonio Gasparrini (riscaldamento globale e salute), insegna anche metodologia della ricerca e statistica medica all’università di Firenze.
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Nel caso qualche passante non frequenti Valigia blu, raccomando due articoli:
- Il ruolo dell’energia nucleare nella lotta alla crisi climatica, di Emanuela Barbiroglio e Angelo Romano
- Ragione e torti del prof. Barbero, o dell’invisibilità della questione di genere, di Giulia Blasi
Gli articoli di Valigia Blu sono sempre raccomandabili. 🙂
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Sì articolo su nucleare di V. Blu proprio piaciuto, grazie per la segnalazione.
Sarà che mi piace per via che sono d’accordo con la conclusione? Ossia che “dovremmo cambiare proprio il piano della discussione e uscire dal paradigma del consumo illimitato di risorse e della produzione illimitata di energia per sostenere i nostri stili di vita“.
Ecco, lo sapevo da sempre e ora l’ho trovato scritto, e ora? E ora niente, carta e penna e calcolatrice, e avanti nella matematica pura!
Dunque!
Per semplicità di calcolo diciamo che la benzina costa due euro/litro, faccio ventimila chilometri/anno a venti km/litro, quindi consumo mille litri che mi costano in totale duemila euro; sempre per semplicità di calcolo metto il chilovattora a 0,5 E/L, ne consumo 1200/anno ma, sia per compensare l’esagerazione del prezzo figurativo che per maggiore semplicità di calcolo, diciamo che ne consumo mille, per un costo di cinquecento euro.
OIO
Calma. Questa è la premessa. Ora, con i dati a portata di mano, viene la parte speculativa.
Allora.
Ma se io mi assegno un sovrapprezzo per l’energia del cento per cento, e i soldi della sovrattassa me li intasco io? Ammettendo per semplicità di calcolo che i miei consumi attuali siano incomprimibili, e considerando che la mia vettura emette 100 gCO2/km, diventa come se mi applico una tassa di mille euro/tonnellataCO2! Cioè, che invece di 2500 E/anno ne spendo cinquemila, ma di questi me ne rientrano 2500 da spendere in altre cose!
@|@
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ehm
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mi sembra una buona idea, RR, così potrà comprare una Ferrari elettrica.
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