Domanda sempre più frequente, a volte in mala fede. Da socia di Action Aid sarei schierata con i buonisti, o da cronista della ricerca una venduta agli ambientalisti o a Big Pharma.

A volte per un disorientamento vero. Da cronista tout court saprei valutare l’attendibilità dei media e perfino di commenti sui social. Non è così, ma se la mia opinione può servire, quando me la chiedono a proposito dei massacri in Ucraina non ho dubbi: mi fido del rapporto preliminare di Human Rights Watch.
Da quando esiste, seguo quello che fa in tanti paesi – non dappertutto, sono troppi! – per documentare le accuse di violazioni di leggi nazionali e del diritto internazionale. Un lavoro reso più ancora più difficile dalla società dello spettacolo globale, dall’onnipresenza dei cellulari, di immagini prive dei metadati che ne identifichino l’origine. O falsificate. O che trasformano testimoni e vittime in bersagli da eliminare o da discreditare.
HRW non lavora da sola, ovviamente. Partecipano Ong locali o internazionali anch’esse: Amnesty, Medici Senza Frontiere, Action Aid, Save the Children ecc. Tutte quelle che difendono i diritti umani nel proprio contesto.
Solita divisione dei compiti, insomma.
Però adesso ci sono miliardi di cellulari. Quando i volontari dei Caschi bianchi facevano video di max. 2 minuti per informare sulle stragi in Siria, fuori da Damasco pochi siriani avevano uno smartphone e una connessione 3G. In Ucraina nel 2014 il 14% aveva uno smartphone e il 4% il 3G o più veloce, nel 2020 erano il 70%. Quest’anno prima della guerra, l’80% aveva una connessione ad alta velocità (stima).
Ad HRW si sono aggiunti di recente migliaia di “citizen journalists” come quelli di Bellingcat, e decine di Ong spesso nate da università e centri di ricerca, specializzate in analisi di big data, in open source investigation (da non confondere con l’open source intelligence – OSInt – tipo Jane’s Intara.)
Le Ong-figlie si distinguono dalle consulenze a pagamento e da gruppi magari benintenzionati e più mediatici (Wikileaks, Anonymous ecc.) perché usano la stessa cautela per descrivere le incertezze, rispettano la privacy di testimoni e vittime, applicano protocolli simili per verificare le informazioni e per comunicarle.
Tutte imperfette come HRW, “umane troppo umane” e minuscole rispetto agli apparati di propaganda statali. Ma in democrazia fa differenza anche la nostra “cittadinanza attiva” o meno.
O non basta nemmeno quella.
Tra francesi, in questi giorni ci chiediamo “E tu, di chi ti fidi?” a proposito dei candidati alle elezioni presidenziali, dopo una campagna più desolante del solito. Ho guardato anch’io le dichiarazioni su You Tube, letto i programmi e un po’ Le Monde un po’ Libé. Non so rispondere.
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IPCC AR6 WGIII – vademecum

IPCC AR6 WGIII – vademecum
E’ uscito il Volume 3 (>3600 pagine contando le intro “istituzionali” e le appendici) del Working Group III, del Sesto rapporto di valutazione IPCC. In sostanza, la parte “costruttiva” su come mitigare gli impatti dei cambiamenti climatici descritti nel vol. 2 e previsti nel vol. 1, usando meglio energie meno inquinanti.
Per fortuna, il mattone è accompagnato da:
- Com. stampa (4 pagine senza quelle generiche alla fine tipo cos’è l’IPCC, 8 minuti max.);
- Punti chiave; FAQ
- Sunto per decisori politici (65 pp. comprese decine di figure, per chi ha 45 min. – approvato dai delegati politici, manca la parte sulle lobby e i dubbivendoli):
- Sunto tecnico (145 pp. comprese la tabella delle correzioni di 3 pagine all’inizio, quelle sinottiche e i grafici di sintesi, direi circa 90 pp., non approvato dai politici, quindi con accenni a lobby e dubbivendoli, contare un paio d’ore).
Per ora solo in inglese. Sunto in italiano dell’oca s. per chi ha solo 2 secondi,
- [Se smettiamo di procrastinare] In tutti i settori [dell’economia collettiva e personale, chi più chi meno] abbiamo opzioni [rif. figura sopra, risparmi in blu] per almeno dimezzare le emissioni [di gas serra] entro il 2030.
Grassetto nell’originale.
I collaboratori di Carbon Brief si sono divisi il malloppo, il loro sunto esce domani, ma Simon Evans ha già elencato le principali novità. Aggiungo solo questa: metodi, assunti e dati degli scenari socio-economici (i nuovi IAMs) sono pubblicati dallo IIASA. Thanks, Joeri Rogelj et al.
Per la figura SPM.7 con un maggiore dettaglio bisogna cliccarci sopra, si apre un’altra pagina con la stessa immagine, sempre piccola, ma in alto a destra c’è un’icona con la freccia che permette di scaricare l’immagine ingrandita e ben leggibile. Saluti e grazie per i suoi interessanti articoli che leggo sempre.
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Grazie!
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