Il colonialismo del Nord globale

Nature Ecology and Evolution di settembre mantiene una promessa fatta l’anno scorso durante le proteste Black Lives Matter: ricordare ancora e ancora perché bisogna decolonizzare l’ecologia, l’evoluzione e le scienze in generale.

Famiglia di Megadyptes antipodes, penisola di Otago, Nuova Zelanda. Foto di Steve – fonte.

L‘editoriale riassume quanto pubblicato finora e gli articoli di questo numero. In open access per adesso:

Melissa Cronin et al. in Anti-racist interventions to transform ecology, evolution and conservation biology departments iniziano con la storia del razzismo nell’insegnamento di queste discipline e propongono una “cassetta degli attrezzi” da usare per combatterlo nei dipartimenti universitari e nelle scuole. (“Educare, educare, educare”)

Per Christopher Trisos et al. in Decoloniality and anti-oppressive practices for a more ethical ecology, molti ecologisti del Nord globale ragionano come al tempo delle colonie. Credono di “capire gli organismi e gli ecosistemi togliendone le storie umane, le disuguaglianze nei rapporti sociali, economici e ontologici”, e scartando a priori conoscenze ed esperienze locali. Anche Trisos et al. suggeriscono soluzioni.

Non sono in open access gli articoli precedenti, eppure spiegano come la colonizzazione agisce in natura, per così dire, e le sue implicazioni per gli accordi inter-governativi su clima, biodiversità e scopi dello sviluppo sostenibile:

Tra parentesi, link a un articolo divulgativo dell’autrice.

Tout se tient

L’editoriale di Nature chiede al vertice mondiale sui sistemi alimentari, del 18-19 ottobre, di tener conto del Blue Food Assessment,

la prima valutazione sistematica del contributo delle specie commestibili [food] acquatiche alla sicurezza alimentare, che contribuisce a un quadro più completo del sistema alimentare globale, e va oltre quello dell’agricoltura.

E’ in open access anche il paper di Jessica Gephard et al. Environmental performance of blue foods. Altri paper e info su Blue Food Earth

… e fine dell’O’s digest per Ong.

Smriti Mallapaty racconta la nuova puntata di “Origine del Sars-Cov-2”. Stando a un preprint, nei campioni prelevati entro il 28 febbraio 2020 il lignaggio A è presente in pazienti che frequentavano il mercato del pesce e di animali vivi di Wuhan, il lignaggio B in quelli che frequentavano altri mercati della città e i genomi “intermedi” del virus sarebbero dovuti a errori di sequenziamento.

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