“Un’eredità tossica”

Post per chi clicca sui link. E’ uscito il numero speciale di NatureRacism. Overturning science’s toxic legacy“, un inizio di “decolonizzazione” della scienza a cura di quattro coraggios* editor ner*: Melissa Nobles, Chad Womack, Ambroise Wonkam e Elizabeth Wathuti.

  • Nature ha avuto un ruolo nel creare questa eredità razzista. Dopo l’uccisione di George Floyd da parte della polizia a Minneapolis, Minnesota, nel 2020, Nature s’è impegnata a diventare un agente di cambiamento, e ad aiutare a porre fine a pratiche discriminatorie e al razzismo sistemico.

Ci sono storie personali e storie della scienza, delle sue istituzioni, dei suoi protagonisti in Gran Bretagna, principalmente. Tutto gratuito, da leggere con calma nell’ordine che si vuole. O seguendo quello di Michael White. O di Andrea Capocci sul manifesto.

(Ho cominciato da “Counter the weaponization of genetics research by extremists” per passate esperienze con estremisti capitati sul mio blog, ma devo ancora leggere la bibliografia.)

Su Twitter, Philip Ball allude a retroscena poco edificanti del suo saggio “Imperialism’s long shadow: the UK universities grappling with a colonial past

  • Se pensate che siano problemi superati, dovreste vedere alcune delle risposte alla consultazione del gruppo storia dell’Imperial [College di Londra]. Fanno rizzare i capelli.

Anche i commenti sotto il suo thread fanno rizzare i capelli.

Phil scrive della diatriba su rimuovere o meno il nome di Thomas Huxley da un edificio dell’Imperial College, mentre su quelli di Galton, Pearson e Fisher, i fondatori dell’eugenetica, erano quasi tutti d’accordo. Anche genetisti anti-razzisti come Adam Rutherford hanno pregiudizi o non conoscono la storia dei propri eroi. L’attenuante sarebbe che all’epoca gli scienziati erano bianchi, e quindi pensavano come Darwin e Huxley che le donne di ogni “razza” e gli uomini non europei fossero inferiori. Non che fossero loro stessi a discriminarli come denunciavano femministe e colonizzati.

(Idem in Francia dove parecchie riviste cercano di “decolonizzare” le scienze umane e sociali – antropologia, etnografia, storia, geografia ecc. – ma non ho visto niente nelle scienze “dure”.)

Stesso tema: “Racial discrimination has decimated Baltimore’s tree diversity“, di Gabriel Popkin, Science; “In many states, white Americans now have highest crude COVID-19 death rates“, un aggiornamento del progetto “Color of Coronavirus” dell’APM research lab. (Promemoria: “Associations between governor political affiliation and COVID-19 cases, deaths, and testing in the United States“. Guarda caso, dal 2020 al 2021 il tasso di mortalità da covid era maggiore dove il governatore era repubblicano.)

Altre letture d’attualità

Su Valigia blu

  • Il caso Sara Petri” che non conoscevo e che mi ha ricordato casi simili in università italiane;
  • Le bugie di Berlusconi sul Donbas e l’invasione dell’Ucraina“. Stamattina ne parlavano ascoltatori che si definivano pacifisti e di sinistra. Detentori della “verità”, concordavano con Berlusconi ignari della storia dei loro eroi, della Nato e dell’Ucraina. Come ogni volta da febbraio, qualcuno chiedeva il rispetto dell’accordo di Minsk del 1991 che riconosceva l’indipendenza dell’Ucraina e altri ex paesi dell’URSS. Nessuno lo chiede per il memorandum di Budapest del 1994 che garantiva l’integrità territoriale dell’Ucraina in cambio, tra l’altro, della cessione alla Russia delle sue testate nucleari. Accordo e memorandum violati dall’invasione della Georgia e conseguente annessione dell’Abkhazia e dell’Ossezia del sud, poi dall’invio di truppe russe nel Donbas e dall’annessione della Crimea. Memorandum al quale il primo governo di Berlusconi non ha dato alcun appoggio, nemmeno uno poco impegnativo come quello del governo francese.
Scienza tout court

Su Nature, “Genetic insights into the social organization of Neanderthals” è un paper gratuito di paleogenetica su 13 donne e uomini vissute e morte nello stesso posto dell’Altai, in Siberia, 54 mila anni fa. Storie di un padre e sua figlia morta adolescente, di una zia forse e un suo nipote, riscostruite con frammenti di ossa, geni del cromosoma Y e alla fine il Dna mitocondriale – trasmesso solo dalla madre – che collega tutta la famiglia.

Non sappiamo ancora quali sentimenti provassero i Neanderthal, come chiedeva Wisława Szymborska in una recensione di Come vivere in modo più confortevole (Adelphi) – ma manca poco. Com. stampa di UniBo.

*

Michael White è il climate science editor di Nature: mi ha fatto venir in mente “Past and future ocean warming“, uscito l’altro ieri su Nature Reviews Earth & Environment. E’ una valutazione della letteratura sull’Ocean Heat Content (OHC – calore contenuto nell’oceano) osservato finora – non immaginavo differenze così grandi tra un oceano e l’altro – e delle simulazioni a fine secolo in base ai vari scenari.

Refrain: vogliamo più dati. d’altronde Kevin “Brontolo” Trenberth è uno degli autori. Abstract: la situazione sta peggiorando. E anche se arrivassimo a zero emissioni nette entro il 2050, l’OHC continuerebbe ad aumentare almeno per un secolo. Lijing Chen, il primo autore, lo riassume su Twitter con i disegni e i grafici più eloquenti. Cf. anche The Guardian.

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