Lies, d*** lies, and statistics

Citazione abusata, ma quando ci vuole ci vuole… Fra le critiche all’annuncio acchiappa-click di Mark Carney uscite finora, la più perfida, trovo, è quella del Financial Times.

Titolo: COP26: Carney’s $130tn climate pledge is too big to be credible

Incipit

  • Più alta la cifra stimata, più bassa la sua affidabilità. Lo dimostrano gli oltre $130 mila miliardi “di capitali destinati allo zero netto” dalla Glasgow Financial Alliance for Net Zero [tra il 2030 e il 2050]. Questo gruppo di [450] banche, fondi di investimento e assicurazioni è guidato da Mark Carney, ex governatore della Banca d’Inghilterra, e ha mirabili intenzioni. Ma il suo uso espansivo della statistica è poco saggio.

Per esempio,

  • Il settore finanziario impegnerebbe una somma sei volte maggiore del prodotto interno lordo degli Stati Uniti

e più volte la totalità dei capitali gestiti dall’Alleanza.

Nel mondo reale gli Alleati, tra cui la banca Intesa San Paolo, finanziano l’estrazione di petrolio e gas. Più è rischiosa – circolo Artico, fondali marini, paesi in guerra o con conflitti armati – più ne traggono profitti. Non si capisce perché i loro azionisti – tra cui fondi pensione, università prestigiose, fondazioni filantropiche e piccoli risparmiatori – dovrebbero rinunciarci.

Image
fonte: Tim Gore, Oxfam, 5 novembre 2021

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Sul presunto “Pfizergate”, anche David Puente fa notare che le irregolarità della Ventavia non possono modificare le statistiche sull’efficacia e la sicurezza del vaccino anti-covid. E anche Enrico Bucci trova

  • Molto più preoccupante il fatto che Fda, chiamata in causa, non ha agito; il regolatore sembra inerte, letargico e non in grado di rispondere ad accuse credibili, perché provenienti dall’interno delle aziende interessate.

Oggi Leonid include negli Schneider Shorts lo scoop di Paul Thacker (Omg! Omg! bis) pubblicato dal BMJ:

  • Forse lo scandalo è molto più piccolo di quanto suggerito dall’inizio dell’articolo. Ventavia sembra davvero esser stata a mess [] E sì, la Fda è venuta meno totalmente ai suoi doveri di supervisione. Sono fatti gravi, ma non significa che non ci si possa più fidare del vaccino.

Ieri Enrico spiegava sul Foglio che in Inghilterra il molnupiravir – un antivirale (non specifico) contro il Sars-Cov-2 – è stato approvato per

  • la somministrazione ai partecipanti di un ampio studio osservazionale,

dopo il quale usciranno raccomandazioni. Non sulla base di un modesto trial aziendale come per il deludente remdesivir, insomma.

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O’s digest

La settimana scorsa Science sembrava non essersi accorta della COP26, ma oggi compensa:

  • un “approfondimento di Cathleen O’Grady, su come i ricercatori di Methane Action vorrebbero catturare il metano atmosferico “aggiungendo ferro a spruzzi d’acqua di mare per aumentare la produzione di cloro e idrossile e accelerare la distruzione del metano” o verniciando ampie superfici con biossido di titanio che fa lo stesso effetto…
  • La Cina ha promesso di rinverdire la sua Belt & Road Initiative, ma Dennis Normile è scettico;
  • Geoffrey Supran – autore di Mercanti di dubbi con Naomi Oreskes – riassume la loro ultima ricerca sull’evoluzione tra il 1972 e il 2019 della propaganda di Exxon Mobil – in open access;
  • un Policy Forum sulle “istituzioni climatiche nazionali” e le rispettive burocrazie che dovrebbero integrare i vari obiettivi e coordinare gli interventi di mitigazione (da girare d’urgenza al ministro per la transizione ecologica…)
  • un altro, un paper in realtà, stima gli eventuali risultati degli impegni per ridurre le emissioni sottoscritti fino al 31 settembre. Se si tiene conto degli impegni di ottobre, i risultati sono simili – qualche chance in più di restare sotto i +2 °C – a quelli che citavo ieri e che usano un modello di valutazione diverso.

Su Science Advances (in open access) esce il paper di Brian Weir del Giss-NASA et al., “Impatti regionali del Covid-19 sulla CO2 rilevata dallo spazio in tutto il mondo” tra gennaio e settembre 2020. Un po’ un’appendice quantitativa a una ricerca uscita in marzo.

Non sono stati rilevati proprio in tutto il mondo e hanno grossi margini di incertezza soprattutto nell’emisfero sud (il satellite Oco-2 è biased verso l’emisfero nord?), comunque un piccolo calo c’è stato.

Gossip

A proposito di Giss-NASA, il diretùr si confronta con i bigoilisti della GWPF.

Su The Conversation, il prof. Myles Allen dell’università di Oxford (ma dove andiamo a finire signora mia!) incita le scolaresche a incavolarsi perché a Glasgow le stanno prendendo per i fondelli.

2 pensieri riguardo “Lies, d*** lies, and statistics

  1. RadioProzac segnala su Twitter un bell’articolo sui problemi di comunicazione della scienza

    Pensavo che nel campo Biomed ci fossero più problemi che in altre discipline, ma alla mia domanda l’autore risponde:
    Well beyond biomed. For example, climate science.

    Che ne pensa?

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    1. La differenza – IMO – è che nelle scienze del clima c’è ben poco da brevettare e da vendere, così i falsi sono pochi. La comunità si è organizzata 30 anni fa per emarginare i disonesti.
      Nel biomed escono migliaia di falsi/settimana da anni, ma la comunità ha fatto finta di niente fino all’altro ieri e continua a espellere e perseguitare i whistle-blowers. Quasi tutte le ritrattazioni sono dovute a una manciata di volontari come Elisabeth Bik e gli anonimi di PubPeer, gli altri preferiscono evitare le ritorsioni e le querele.

      Cmq ha ragione Schonfeld, c’è una sfiducia nelle istituzioni in generale e in quelle della scienza perché “too often, incentives are misaligned with the goal of scientific quality”. Il motto delle università e dei centri di ricerca è “publish or perish” dagli anni ’80, finché non cambia non vedo come si possono riparare i danni.

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